Giovedì 25 Aprile 2024

Invito alla calma La moral suasion del Quirinale

Raffaele

Marmo

Si chiama da sempre moral suasion. Ma, nella sostanza, è uno dei poteri informali più incisivi del Capo dello Stato. E, c’è da giurarci, il presidente Sergio Mattarella non si è mai tirato indietro dall’esercitarlo, quando si è trattato di richiamare alla responsabilità leader politici e ministri di fronte a passaggi rischiosi o anche solo problematici degli ultimi anni.

Dunque, è del tutto verosimile che il Quirinale non solo sia preoccupato del "caso Cospito" inteso come fattore di pericolo per l’ordine pubblico e per possibili salti di qualità del sovversivismo anarchico e di altre matrici, ma che sia anche allarmato del livello elevato al quale è arrivato lo scontro politico tra maggioranza e opposizione.

Sul primo versante, nessuno degli attuali protagonisti della scena politica può avere più memoria storica e consapevolezza di Sergio Mattarella su che cosa sia stata la lotta armata in Italia. Possiamo stare certi, di conseguenza, che il Capo dello Stato vigila con cura e attenzione sugli sviluppi delle azioni della galassia movimentista in relazione all’evoluzione giudiziaria della vicenda Cospito.

Ma è sicuramente sul versante più direttamente politico-istituzionale che il presidente si sarà mosso, con tutte le cautele che le circostanze impongono, per richiamare al senso dello Stato i leader di maggioranza e opposizione. Ed è certamente "anche" grazie alla sua azione di moral suasion che in questa occasione, come in altre, Giorgia Meloni si è mossa per tentare di spegnere l’incendio appiccato dai suoi ma alimentato anche dal Pd.

C’è un’oggettiva eco mattarelliana nelle parole della premier volte a cercare una via d’uscita dallo scontro tra maggioranza (sarebbe meglio dire Fratelli d’Italia) e Partito democratico. Così come il richiamo alla difesa dello Stato, della Presidente del Consiglio e del Ministro della Difesa, Guido Crosetto, hanno l’imprinting di un monito istituzionale, congeniale all’idea di responsabilità propria del Colle, più che di un tentativo corporativo di difendere le maldestre uscite dei Donzelli e dei Delmastro.