Martedì 23 Aprile 2024

Una ‘clessidra’ nel cuore, l’intervento salvavita al Bambino Gesù: è il primo in Italia

Una paziente 21enne, affetta da stenosi polmonare severa, è stata salvata grazie a un dispositivo di ultima generazione non ancora approvato in Europa. Quali sono i vantaggi di questa nuova tecnica

Intervento salvavita all'ospedale Bambino Gesù di Roma

Intervento salvavita all'ospedale Bambino Gesù di Roma

Roma, 8 giugno 2023 – L’intervento effettuato all’ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma su una giovane paziente di 21 anni non ha precedenti in Italia. 

La ragazza, seguita fin da piccola dall’ospedale del Vaticano, è affetta da stenosi polmonare severa, un grave malfunzionamento della valvola polmonare che regola lo scambio di sangue e ossigeno tra cuore e polmoni. La sua condizione non permetteva di tentare un intervento a cuore aperto, o di percorrere la strada delle tradizionali valvole transcatetere.

E così, per salvarle la vita, gli specialisti dell’Unità operativa di Cardiologia interventistica le hanno applicato una ‘clessidra’ per il cuore, un nuovo dispositivo transcatetere di ultima generazione. Si tratta di una tecnica innovativa, in uso da qualche anno negli Stati Uniti ma non ancora autorizzata in Europa. Per utilizzarla il Bambino Gesù ha dovuto chiedere il via libera al ministero della Salute per un intervento compassionevole.  

L’operazione è riuscita senza complicazioni e la paziente è stata dimessa dopo appena 2 giorni dalla procedura. “Oggi siamo felici di aver potuto rispondere all'esigenza di cura di una nostra paziente per la quale l'attesa avrebbe rappresentato un rischio troppo elevato”, ha detto Gianfranco Butera, direttore del reparto di Cardiologia interventistica dell’ospedale.

Cos’è la ‘clessidra’ per il cuore 

I dettagli su quest’ultimo dispositivo arrivano dagli stessi medici del Bambino Gesù. “Si tratta di un sistema (Alterra Adaptive Prestent) costituito da due componenti. Il primo è uno stent autoespandibile in metallo, che funge da riduttore del diametro dell'efflusso destro dilatato. Una sorta di condotto a forma di 'clessidra' che fornisce la base di appoggio per il secondo componente, una valvola polmonare standard. Grazie a questo sistema è possibile intervenire per via endoscopica anche nel caso di dilatazioni dell'efflusso destro fino a 42-44 millimetri, contro i 29 millimetri al massimo gestibili con i dispositivi transcatetere tradizionali”. 

Un notevole passo in avanti per la medicina, dunque, non solo per le potenzialità di impiego ampliate rispetto alle tecniche ‘classiche’, ma anche per i materiali con cui il dispositivo è stato prodotto.

“Le protesi valvolari polmonari, essendo costituite di materiale biologico, vanno incontro con il passare del tempo a un parziale deterioramento che ne richiede la sostituzione. La 'clessidra' per la sua natura metallica - continuano i medici - non subisce lo stesso processo e consente di inserire per via emodinamica una nuova valvola quando si renderà necessario". 

Non appena potrà essere utilizzato a pieno regime, il dispositivo consentirà di intervenire in tempi brevi su una vasta platea di pazienti affetti da cardiopatie congenite, oggi destinati al bisturi a causa di estese dilatazioni dell'efflusso destro. 

Come afferma il dottor Butera, “La possibilità di una procedura dopo la quale si può tornare a casa in 2-3 giorni è un risultato importante in termini di vissuto del paziente, che viene sottoposto a un minore stress fisico e psicologico rispetto a un intervento chirurgico a cuore aperto”.

E i vantaggi non saranno riscontrabili soltanto nella salute dei pazienti, ma anche “nel minore impiego di risorse per il Servizio sanitario nazionale. La cardiologia interventistica –prosegue Butera – si basa sulla continua evoluzione tecnologica. Solo al Bambino Gesù saremo in grado passare da un numero di 25-30 pazienti l'anno ad almeno 45-50”.