Intervenire è possibile Ma quanti rischi

La situazione giuridica è delicata e va valutata. Forse conviene uno scambio tra prigionieri

di Mario

Arpino

Sul destino dei 18 pescatori di Mazara, da oltre tre mesi in Cirenaica ‘ospiti’ del generale Haftar, il governo e la Farnesina non si esprimono. Bocche cucite. Se i nostri non parlano, altrettanto fanno i cirenaici: hanno in mano un jolly e lo giocheranno bene. È una questione time consuming che, se vogliamo evitare guai peggiori, richiede calma, tempo e pazienza. Invece il vescovo monsignor Mogavero, sicuramente molto vicino ai famigliari, la pazienza sembra averla già persa, e non vuol perdere anche il tempo. È da comprendere. "Si intervenga con le forze speciali!", è questa la sua esortazione al governo.

È fattibile? Certo che lo è. I nostri incursori, dopo adeguata preparazione di intelligence e logistica, saprebbero certamente guadagnarsi il successo. Ma la vera domanda è: conviene farlo? È un rischio, e non solo fisico. La situazione giuridica è cosi delicata che ci vuole un attimo a passare dalla parte del torto. Finora, anche se non lo abbiamo mai ammesso, pare si sia sempre preferito pagare. Con quale moneta non si sa, ma certo Haftar non cerca soldi. Preferisce il prestigio che gli deriverebbe dal riportarsi a casa i quattro ’calciatori’ a giudizio in Italia per traffico di migranti e altri delitti più gravi. Vediamo, perché può anche darsi convenga inghiottire il rospo.

Perché, se i nostri vanno a giudizio, non è detto che ne escano indenni. Si trovavano in una Zona economica esclusiva (Zee) dichiarata nel 2009, comprendente una zona di pesca attivata dal 2005, quindi da anni nota. Area in cui lo Stato costiero ha diritto esclusivo, a meno di accordi privatistici, che non ci sono. Per contro, secondo il Diritto del mare, lo Stato costiero è obbligato al pronto rilascio in caso di infrazioni al diritto di pesca, dietro adeguata garanzia. E qui si potrebbe trattare, sebbene la Libia non abbia mai ratificato la Convenzione. Quest’ultima, comunque, proibisce la condanna alla reclusione per pesca illegale. Se questo avvenisse, allora scatterebbe l’obbligo di intervento a protezione degli equipaggi. Solo in questo caso, il colpo di mano che auspica il vescovo di Mazara sarebbe da valutare. Con la Libia, infatti, rimaniamo nell’aleatorietà del diritto consuetudinario.

La miglior soluzione? Turiamoci il naso e concludiamo con rapidità il procedimento in Cassazione ai 4 ‘calciatori’. Vada come vada, restituiamoli poi ad Haftar in cambio dei 18 pescatori. Inventiamoci pure un check-point Charlie, tipo ponte di Berlino, perché a questo punto ne vale davvero la pena. Altrimenti, prepariamoci a tempi infiniti.