Giovedì 18 Aprile 2024

Intercettazioni, Nordio non cede "Cambio le cose oppure mi dimetto"

Il Guardasigilli ancora all’attacco: "Alcuni magistrati mi hanno deluso. Non voglio i pm sotto l’esecutivo". L’Anm: "Lancia accuse gravi". Critiche da Pd e Cinque stelle, ma con il Terzo Polo sul tema c’è feeling

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di Antonella Coppari

Il fuoco di sbarramento è cominciato subito e diventerà sempre più forte nei prossimi giorni. Piovono critiche dai magistrati, sinistra e Cinquestelle sono sul piede di guerra. Ma il Guardasigilli – che ieri ci ha tenuto ad assistere alla prima della Scala non dal palco delle autorità ma dal video nel Carcere di San Vittore – non si scompone. E assicura di avere tutte le intenzioni di andare avanti nel percorso annunciato: "Sono stato quarant’anni loro collega, figuriamoci se attacco i magistrati; sono deluso dai comportamenti di alcuni", rilancia Carlo Nordio. A sostenerlo c’è una maggioranza unita sulla materia più che su qualsiasi altro capitolo in agenda, c’è una premier che si è esposta apertamente ("il governo condivide il suo approccio" avverte Meloni) ma c’è anche una parte dell’opposizione. Ed è quasi inutile sottolineare che se c’è un ponte sul quale la destra e il Terzo Polo di Calenda e Renzi possono incontrarsi davvero, è la riforma della giustizia.

Sul tema al momento più controverso, quello delle intercettazioni, Nordio è battagliero e determinato: "Non è vero che ho accusato tutti i pm di aver diffuso le intercettazioni – spiega in Commissione giustizia alla Camera – né che vanno eliminate: ma che c’è stato un difetto di vigilanza e vanno regolamentate" Il nodo, secondo lui, sono quelle non penalmente rilevanti che escono dalle procure. Un vulnus che ha colpito non solo politici e amministratori, ma anche magistrati: cita il caso per lui doloroso dell’"amico Loris D’Ambrosio", morto di crepacuore "forse perché coinvolto in questa porcheria della diffusione arbitraria". Promette: "Sono disposto a battermi fino alle dimissioni, perché non è civiltà". Insorge l’Anm: lancia strali e accuse generiche. "Nessuno – dice il presidente dell’Associazione nazionale dei magistrati Giuseppe Santalucia – vuole fondare la democrazia sulle intercettazioni, ma non svilisca uno strumento che resta indispensabile".

Sul bersaglio grosso, la separazione delle carriere, per ora le armi quasi tacciono. Non che sia passato in secondo piano il punto sul quale da trent’anni le toghe fanno quadrato con più determinazione. È solo che essendo una modifica di ordine costituzionale non è proprio dietro l’angolo. Nordio comunque ci ha tenuto a metterla subito sul tavolo, pur trattandosi del capitolo finale e più ambizioso della sua riforma: "La separazione delle carriere non significa un primo passo verso la soggezione all’esecutivo, che è una bestemmia. Vogliamo rimodulare i poteri" Stesso discorso per la discrezionalità dell’azione penale: "Non ho aspirazioni metafisiche, voglio un sistema coerente". Tanto che propone un’"alta Corte", formata da giuristi indipendenti" e "svincolata dalle correnti della magistratura" per la valutazione disciplinare delle toghe. Il Guardasigilli di destra dice che "l’emergenza economica richiede una giustizia efficiente: la priorità è la giustizia civile". S’impegna a dare continuità sulla riforma civile al lavoro di Marta Cartabia per il conseguimento dei risultati del Pnrr e non dimentica di strizzare l’occhio alla minoranza: "In un paese democratico l’opposizione è il sale della fertilità".

Applaudono Renzi e Calenda, durissimo il giudizio di Pd e M5s. "Siamo preoccupati, Nordio alimenta lo scontro", dichiara la presidente dei deputati, Debora Serracchiani. I grillini parlano di un "attacco frontale alla magistratura", e Conte che teme un "irragionevole" depotenziamento della ’spazzacorrotti’". Insomma la riforma della giustizia ha un enorme significato in sé ma è anche un terreno dove potrebbe costruirsi un nuovo quadro dei rapporti tra maggioranza e almeno una parte dell’opposizione.