Roma, 26 ottobre 2022 - Un comune integratore contro le forme gravi del Covid-19: è l'ultima novità della scienza che potrebbe rappresentare un ulteriore passo in avanti nella lotta contro il Coronavirus. Lo studio dell'Università della California di Los Angeles mostra che un integratore a base di un aminoacido non proteico, facilmente accessibile ed economico, potrebbe limitare l'impatto non solo del Sars-Cov2, ma anche delle varianti e di eventuali futuri coronavirus.
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Lo studio
Il team di ricercatori della UCLA ha condotto lo studio su topi infetti da Covid-19, a cui hanno somministrato l'amminoacido GABA subito dopo l'infezione, o dopo un paio di giorni, quando la carica virale ha raggiunto i livelli massimi. L'integratore ha ridotto la generale severità della malattia, la carica virale nei polmoni e di conseguenza il tasso di mortalità. Lo studio arriva dopo i risultati promettenti di una ricerca precedente, dove il GABA si è dimostrato utile nella protezione dei topi dal virus MHV-1, un altro membro della famiglia dei coronavirus. Il fatto che l'integratore sembra funzionare contro due tipi diversi indica che potrebbe essere efficace anche contro varianti e virus futuri.
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Cos'è il GABA
L'integratore in questione, acquistabile anche in Italia, è a base di acido gamma-amminobutirrico, ovvero GABA. È un messaggero ubiquitario: l'attivazione o l'agonismo a livello dei suoi recettori è il meccanismo alla base di un gran numero di farmaci sedativi, miorilassanti e ipnotici, tra cui le più conosciute benzodiazepine. I suoi effetti hanno destato interesse principalmente nel mondo dello sport e del fitness, ma numerose aziende che vendono integratori a base di questo amminoacido sostengono che aiuti anche ad alleviare lo stress, migliorare il sonno e combattere l'ansia. Il GABA è largamente considerato come un integratore sicuro, inoltre è economico e facilmente accessibile. Gli autori dello studio affermano che non vi è stato interesse nello sviluppo di una terapia anti-Covid a base di GABA da parte delle case farmaceutiche, presumibilmente perché non è brevettabile ed è ampiamente disponibile. I ricercatori sperano nel sostegno del governo federale statunitense per ottenere fondi per il proseguimento dello studio.