Martedì 16 Aprile 2024

Insulti a Roma per farsi capire a Bruxelles

Bruno

Vespa

Non è la volgarità politica di un ministro francese il punto su cui riflettere. Il punto è il ruolo dell’Italia nella geopolitica mediterranea in Europa in vista delle elezioni europee del 2024. La Meloni aveva urgente bisogno di incontrare il generale Haftar, Signore della Cirenaica, perché 10mila dei 16mila migranti arrivati negli ultimi quattro mesi dalla Libia vengono da lì. Haftar è amico dei francesi che ha aiutato nella lotta ai ribelli del Ciad, è amico dei Russi, lo è o lo era della Cia. È un uomo dai mille volti. Screditato, ma potente. La Meloni è donna di realpolitik, ha bisogno di lui per fermare i migranti, gli ha promesso investimenti e collaborazione energetica. Questo non piace alla Francia che ha cercato di cacciarci dalla Libia fin dalla sciagurata operazione militare del 2011 per ammazzare Gheddafi che era il nostro migliore alleato (zero migranti, allora, grazie agli accordi con Berlusconi). Perché voleva controllare per intero il petrolio libico.

La Francia non vuole migranti: su 40mila arrestati, ce ne ha rispediti 33mila. Ma la disperazione è più forte dei nuovi blocchi alle frontiere e i migranti entrano, la Le Pen grida e Macron teme con qualche buona ragione che il partito della signora prenda nel 2024 più voti del suo. C’è dell’altro. Giorgia Meloni vuole ribaltare gli equilibri a Bruxelles, sostituire con i suoi conservatori i socialisti nell’alleanza con i popolari. Manfred Weber, il bavarese capogruppo del Ppe a Strasburgo, vede molto bene questa possibile alleanza che sconvolgerebbe il quieto vivere attuale. La Meloni vorrebbe la Metsola al posto della von der Leyen. Di qui la spaccatura nel Ppe e il nervosismo generale. È perciò comodo a qualche ministro francese dipingere la Meloni come alleata della Le Pen, quando ormai la distanza tra le due è siderale. E lo stesso Salvini, oggi leale alleato della Le Pen, sta cercando la strada per smarcarsi. Gli insulti hanno sempre un retroscena...