Martedì 23 Aprile 2024

"Insultato perché gay". Si uccide a 18 anni

Torino, si è lanciato sotto un treno. La procura apre un’inchiesta per bullismo e omofobia. L’assessore: "Serve subito la legge Zan"

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Orlando Merenda aveva appena compiuto 18 anni. Domenica scorsa alle 14.30 si è gettato sotto a un treno fra le stazioni Lingotto e Moncalieri senza lasciare una riga di addio, solo un caffè e una merendina per la colazione del fratello Mario. Lo scorso 27 marzo fa scriveva su Instagram: "Il problema delle menti chiuse è che hanno le bocche aperte". Ora, nonostante la tragedia, sullo stesso social qualcuno ha lasciato un po’ di insulti e il proclama "morte ai gay".

La procura di Torino ha aperto un fascicolo in cui si ipotizzano i reati di omofobia e bullismo. La madre Anna giura di non darsi pace "finché non uscirà la verità". E l’assessore ai Diritti della città di Torino Marco Giusta sollecita senatori e senatrici ad approvare il ddl Zan: "Nulla potrà colmare il vuoto che Orlando ha lasciato, ma che questo ci serva come monito per dire mai più. Sostenete un cambiamento che possa iniziare dalle scuole, perché diventino un luogo sicuro dove le nuove generazioni possano formarsi senza la paura di essere se stessi".

Deriso, umiliato. Forse impaurito. La sua omosessualità non veniva sempre accettata. A volte nemmeno creduta. Orlando era fragile, negli ultimi tempi sembrava frastornato. Ma secondo chi gli voleva bene non aveva nessuna intenzione di morire. E invece domenica ha pranzato con il papà e il fratello, è uscito di casa e ha deciso di farla finita. Gli agenti della Polfer sono andati a parlare con la famiglia, i compagni, gli inseganti dell’istituto professionale dove studiava per diventare barman e cameriere.

Dice un’amica: "Si era chiuso in se stesso". Altri precisano: "lo prendevano in giro perché era omosessuale". "Sarai il mio angelo – scrive la madre sui social – sono convinta che tu sia per sempre mio". Motivo per resistere: "verità e giustizia". E poi: "Sei morto da martire, ma nessuno meritava la tua vita". Agli insulti delle ultime ore collega la morte del figlio, come spiega in un video: "Adesso non ho più lui ma un compito: trovare i colpevoli". Esclude il gesto estremo: "Non è mai stato solo. Non pensava di togliersi la vita. Sapeva che a 18 anni avrebbe potuto fare le sue scelte". È convinta che sia stato ingannato: "Fragile, sì. Ma era libero di essere e fare quello che voleva. Temo che subisse senza venire a raccontarlo a noi". Lo ricorda così: "Non sapevi dire di no… sei stato l’amico di tutti. Troveremo giustizia. Chi mi ha tolto la mia gioia si pentirà amaramente".

Il fratello Mario cerca di mettere insieme pezzi di ricordi che possano essere utili alle indagini: "Mi aveva detto di avere paura di certe persone. Che qualcuno metteva in dubbio la sua omosessualità. Non ha fatto nomi ma era preoccupato". Su Facebook si lasciare andare: "Te ne sei andato a soli 18 anni e hai lasciato un vuoto incolmabile. Spero che adesso tu sia tranquillo e senza pensieri".

Viviana Ponchia