Insetti nel cibo: dallo yogurt al bitter ne mangiamo già tanti (ma non lo sappiamo)

Dopo il via libera di Bruxelles, il governo italiano vara la stretta. Etichettature chiare e scaffali separati nei supermercati. Il ministro Lollobrigida: chi sceglie grilli deve farlo consapevolmente

Roma, 24 marzo 2023 - Signori, l’insetto è servito. E senza neanche scomodare gli euroburocrati di Bruxelles che negli ultimi mesi hanno sdoganato tarme, locuste e, infine, grilli per le farine alimentari. Perchè già oggi sono molti i cibi e le bevande che usano, sia pure sotto forma di derivati, prodotti "insettivori". Per carità, nessuna controindicazione dal punto di vista della salute (almeno secondo le attuali evidenze scientifiche). Ma dopo polemiche e scontri a colpi di carte bollate, il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, ha preso carta e penna e scritto quattro decreti con un obiettivo: obbligare i produttori di alimenti a denunciare la presenza di componenti a base di insetti.

Insetti nel cibo: le specie commestibili
Insetti nel cibo: le specie commestibili

Ci saranno etichette e scaffali ad hoc per la vendita delle farine di insetti autorizzate dall’Unione Europea. In particolare, bisognerà non solo indicare la provenienza del prodotto ma anche i rischi connessi al consumo e il quantitativo di farine di insetti presenti. "Chi vorrà scegliere grilli, larve e locuste potrà farlo consapevolmente e chi, invece, non vorrà farlo, come immagino la maggior parte degli italiani, potrà tenersi lontano da quegli scaffali", chiarisce il ministro.

Ma in realtà, anche senza saperlo, è da tempo che sulle nostre tavole gli insetti sono più o meno presenti. Sia pure mascherati sotto sigle comprensibili solo per gli addetti ai lavori. È il caso, ad esempio, dell’E120, un colorante prodotto con le simpatiche cocciniglie, raccolte sui fichi d’India soprattutto in Perù e nelle isole Canarie, essiccate al sole e macinate per ottenere una polvere che verrà trattata con acqua calda per estrarne l’acido carminico. Una sostanza rossa, che serve soprattutto a colorare gli alimenti. Ed è proprio in questa forma che è già finito nello yogurt alla fragole che acquistiamo al supermercato, o nelle caramelle rosse e gommose che troviamo sui banchi del bar o dei tabaccai.

Altro nome da tenere presente quando leggiamo un’etichetta è quello del "carminio", sigle che rimandano sempre alle coccinelle. Una sostanza che potremmo trovare, ad esempio, nella gelatina alimentare animale che viene indicata nelle confezioni di alcune caramelle gommose. O fra i coloranti usati per i concentrati di frutta o per quelle all’arancia rossa. Ma anche in qualche bevanda alcolica o analcolica. Come i bitter che devono la loro colorazione proprio all’acido caminico. Sostanze, ripetiamo, non dannose e perfettamente lecite. Tutto sta, naturalmente, a conoscerle e a trovarle indicate nell’etichetta dei prodotti che acquistiamo. È il caso dell’alchermes, altro insetto della stessa famiglia delle coccinelle, che potremmo trovare in un qualche liquore dal colore rosso spinto.

Secondo uno studio del Centro per lo Sviluppo sostenibile e dall’Università di Milano, ogni anno un italiano consuma in media, inconsapevolmente, circa mezzo chilo di insetti all’anno. Magari mangiando una barretta di cioccolato, che può contenere fino a 8 pezzetti di insetti o un bicchiere di aranciata con moscerini. Tutto sta a non superare le quantità minime consentite dalla legge. Minuscole particelle sono come dire "tollerate per un semplice motivo: perché è impossibile eliminarle al cento per cento visto che sono dappertutto compresi i luoghi in cui il cibo viene prodotto e conservato". Tutto bene, per carità. A patto, però, di non chiudere gli occhi davanti alla realtà. Perchè gli insetti, ormai, sono già nei nostri menu. Da oggi, forse, in maniera meno nascosta.