Ingresso nella Nato, Svezia pronta Il Cremlino avverte: "Reagiremo"

Dopo Helsinki anche Stoccolma ufficializza la domanda d’adesione. Però Erdogan si mette di traverso

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di Alessandro Farruggia

Dopo la Finlandia anche la Svezia annuncia che chiederà di entrare nella Nato. "Il governo ha deciso di informare la Nato del desiderio della Svezia di diventare un membro dell’Alleanza – ha detto il primo ministro Magdalena Anderson il giorno dopo l’ufficializzazione della candidatura della Finlandia –. Stiamo uscendo da un’era per entrare in una nuova. Ci aspettiamo che l’adesione non richieda più di un anno". Turchia permettendo. Pronta nel frattempo la dura reazione del Cremlino.

"La Russia – ha detto Putin – non ha problemi con Finlandia e Svezia. L’allargamento a quei Paesi non rappresenta una minaccia diretta a noi. Ma se l’allargamento sarà accompagnato dal dispiegamento di infrastrutture militari in quei territori, questo provocherà senza dubbio una risposta da parte nostra. E quale sarà, lo decideremo in base alle minacce che ci crea". La reazione più aggressiva se dovessero essere installate batterie di missili (da crociera o balistici a corto o medio raggio) che possono portare testate nucleari oppure armi anti missili (come il sistema Aegis americano, già in corso di installazione in Polonia) da usare contro missili balistici nucleari. Ma la Russia potrebbe reagire (ad esempio spostando basi vicino al confine finlandese, o potenziando il numero di aerei militari e missili nell’area del Baltico) anche in caso di basi Nato in Finlandia e Svezia. Per mantenere alta la polemica con l’Occidente, il presidente russo ha anche sostenuto che la Russia "ha ottenuto prove documentali che dimostrano che, in violazione delle convenzioni che vietano le armi batteriologiche, sono state effettivamente create componenti di armi di questo tipo nelle immediate vicinanze dei nostri confini e sono stati testati i modi per destabilizzare la situazione epidemiologica nelle ex repubbliche sovietiche". Si tratta di una vecchia accusa che i russi, senza prove, hanno agitato dal 2018 e che si basa sul memorandum tra dipartimento della Difesa americano e ministero della Salute ucraino, firmato nel 2005, per il potenziamento e l’aggiornamento dei laboratori per la biosicurezza ucraini (sei principali più altrettanti minori) "per la prevenzione della proliferazione di tecnologie, patogeni e conoscenze che possano essere utilizzate nello sviluppo di armi biologiche". Cioè l’opposto di quanto sostiene il Cremlino.

Al di là di Putin, a rendere non scontato l’ingresso dei due Paesi scandinavi è anche la posizione della Turchia. "Seguo gli sviluppi riguardanti Svezia e Finlandia. Ma – ha ribadito il presidente Recep Tayyp Erdogan – non abbiamo un’opinione positiva. Le precedenti amministrazioni hanno commesso un errore sulla Nato riguardo alla Grecia. E non vogliamo commettere un secondo errore su questo argomento". "La Svezia e la Finlandia – ha aggiunto – sono ambigue sul terrorismo del Pkk. I paesi scandinavi sono sfortunatamente quasi come foresterie per organizzazioni terroristiche. Non è possibile per noi avere un atteggiamento positivo". Secondo molti osservatori, i turchi vogliono solo alzare il prezzo, ottenendo assicurazioni generiche dai due Paesi e dagli Stati Uniti concessioni sulla vendita di armi, in particolare sul rientro nel programma F35.