Influenza aviaria 2022, i veterinari: le migrazioni degli uccelli selvatici, un rischio

Il presidente del sindacato SIVeMP: "Settore da tutelare, l'unico nella zootecnia che ci garantisce l'autosufficienza. Non indebolire i servizi"

Influenza aviaria, l'Ecdc: la più grande epidemia nella Ue

Influenza aviaria, l'Ecdc: la più grande epidemia nella Ue

Roma, 3 ottobre 2022 - Influenza aviaria e migrazione degli uccelli selvatici: dopo l’allarme lanciato dall’ECDC - “in corso la più grande epidemia in Europa” – Aldo Grasselli, presidente SIVeMP (sindacato italiano veterinari di medicina pubblica), mette l’accento su un fenomeno che rischia di complicare il quadro. “Questo – rilancia – è un periodo delicato. Le migrazioni verso le aree più calde sono indubbiamente fattori di rischio, gli animali si spostano per centinaia di chilometri. E su quelle rotte c’è l’Italia”.

"Allevamenti da tutelare, settore strategico"

Spiega il veterinario: "Gli uccelli selvatici che migrano incrociano sul loro viaggio altri uccelli selvatici recettivi che possono diffondere la patologia dell’influenza aviaria agli allevamenti di polli, tacchini e quaglie". Grasselli ricorda che questo "è l'unico settore zootecnico nel quale siamo autosufficienti. Anzi, riusciamo anche ad esportare prodotto. Quindi è una componente importante per l’economia di molte regioni. E allora dove il servizio veterinario chiede un aumento di organico che non viene concesso, si deve considerare quanto questa carenza metta a rischio un settore così importante".

Ma a chi è diretto il messaggio? "Sicuramente in questo momento il Veneto è la regione che ha meno veterinari pubblici - denuncia Grasselli -. E nei prossimi anni dovremo fare i conti con un 30% di colleghi destinati ad andare in pensione".

Il sistema che consente di localizzare i focolai (IZSVe)

Il focolaio nel Trevisano

"Un focolaio di influenza aviaria si è verificato in un allevamento di circa 700 capi nel territorio comunale di Silea, in provincia di Treviso", aveva informato il 22 settembre la Regione Veneto . I capi sono poi stati abbattuti. 

I numeri choc

Quasi 2.500 focolai e 47,5 milioni di volatili abbattuti negli allevamenti, oltre 3.500 casi negli uccelli selvatici, dalla Norvegia al Portogallo. Sono i numeri dell’epidemia di influenza aviaria 2021-22 , la più grande mai vista in Europa secondo l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) e il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc). L’Italia è il secondo Paese per numero di focolai negli allevamenti (317) dopo la Francia (1.383).

L'analisi dell'IZSVe: evitare allarmismi

Per Calogero Terregino, direttore del Laboratorio di referenza europeo per influenza aviaria dell’Istituto Zooprofilattico delle Venezie (IZSVe) la situazione va monitorata con attenzione, "per capire se questi virus stanno acquisendo un potenziale più pericoloso per l’uomo. A preoccupare soprattutto i segnali che "mostrano come sia capace di passare dagli uccelli ai mammiferi animali, per ora carnivori che si nutrono di uccelli infetti". Questo "indica che il virus è in grado di fare il salto di specie", spiega l’esperto dello Istituto Zooprofilattico delle Venezie, secondo il quale vanno comunque evitati gli allarmismi: "In Italia e in Europa gli allevatori seguono regole stringenti" e "c’è un sistema di gestione dei focolai che prevede particolari accortezze".