Pronto soccorso, ambulanza (foto Ansa)

L'ultimo report della rete Influnet dell'Istituto Superiore di Sanità mostra un fenomeno in rapida evoluzione: Lombardia, Emilia-Romagna e Umbria sono tra le regioni più colpite dall'influenza in questo momento in Italia, soprattutto in età pediatrica, con un'incidenza che ha superato i valori soglia che si registravano normalmente in questo periodo dell'anno. La particolarità è che i virus stanno dilagando in anticipo, provocando febbre molto alta i primi due giorni, e anche dopo un calo febbrile i sintomi tipici del raffreddore e del mal di gola si trascinano per una settimana senza dare un attimo di tregua. “Naturale che i genitori siano preoccupati per le condizioni dei loro figli”, ammette la professoressa Susanna Esposito, ordinario di pediatria all'Università di Parma, che guida il tavolo tecnico infettivologia e vaccini della Società italiana di pediatria, e che rilascia un'intervista a QN nel numero domenicale in edicola. Influenza, è record: un milione di malati nell'ultima settimana. "Rischio picco a Natale" Influenza, i sintomi nei bambini. "E' peggio del Covid" Influenza, sintomi e cure. L'appello: "Non intasare i Pronto Soccorso" Dall'influenza 2022 al Covid: tutti i virus in circolazione. Sintomi e complicanze  Regno Unito, sei bimbi morti di scarlattina. "Genitori fate attenzione ai sintomi" Al pronto soccorso arrivano tanti casi, anche con polmoniti, ma la maggior parte andrebbero curati a casa, tuttavia i pediatri di libera scelta sono oberati di visite domiciliari da evadere, motivo per cui il ricorso ai servizi di emergenza urgenza sta mandando in tilt la rete ospedaliera. Paradossalmente proprio ora che il Covid sembra meno virulento ci si mette l'influenza classica a seminare zizzania, a questo si aggiunge infine il virus respiratorio sinciziale, che colpisce la prima infanzia causando bronchiolite. L'ondata di contagi sta mandando in crisi i presidi di pronto soccorso, i reparti ospedalieri e gli ambulatori dei pediatri di libera scelta.  La situazione è impegnativa anche negli adulti. “Per giunta i casi aumenteranno ulteriormente nelle prossime quattro cinque settimane – spiega Claudio Cricelli, presidente Simg, Società italiana di medicina generale – mentre anche il Covid sta crescendo. La spiegazione è intuitiva: abbiamo smesso di mantenere le distanze e di indossare mascherine nei luoghi affollati, gli ultimi lignaggi dei coronavirus sono più contagiosi, quindi abbiamo due epidemie concomitanti, influenza e Covid. Si possono distinguere? Molto difficile – continua Cricelli - ma un modo semplice ci sarebbe, ed è il tampone, esistono anche test combinati che reagiscono in caso di positività al virus influenzale o al virus Sars-Cov2. Entrambe le malattie, è bene ricordare, si possono prevenire con la vaccinazione, siamo ancora in tempo, sarebbe logico cautelarsi”.  Lombardia, Bertolaso: l'influenza ci preoccupa più del Covid Marco Falcone, infettivologo dell'Università di Pisa, segretario generale della Simit, Società italiana malattie infettive, conferma che i livelli di circolazione del virus influenzale, confrontando i dati dal 2010 a oggi, mostrano che i livelli di circolazione degli agenti patogeni sono superiori anche rispetto alle ondate degli anni precedenti al Covid. “Medici di famiglia e ospedalieri devono essere pronti – afferma il professor Falcone - altrimenti si rischia di avere un gruppo eterogeneo di persone con sintomi simil influenzali (cefalea, febbre, dolori muscolari) indistinguibile dal Covid”. Cautele assoluta è richiesta per la profilassi nelle fasce di soggetti fragili o immunodepressi, per proteggere queste persone limitando il rischio reinfezioni vale la pena di rispolverare le mascherine. Terapie sintomatica, esiste anche un antivirale specifico per l'infezione influenzale, ma il presidio più importante è il vaccino, anzi i vaccini indicati sono tre: antinfluenzale, antipneumococco e anti-Covid. Una volta immunizzati sarà possibile andare incontro all'inverno in maniera più serena. Covid, le nuove regole in Chiesa contro la pandemia: cosa cambia

Cronaca

L'ultimo report della rete Influnet dell'Istituto Superiore di Sanità mostra un fenomeno in rapida evoluzione: Lombardia, Emilia-Romagna e Umbria sono tra le regioni più colpite dall'influenza in questo momento in Italia, soprattutto in età pediatrica, con un'incidenza che ha superato i valori soglia che si registravano normalmente in questo periodo dell'anno. La particolarità è che i virus stanno dilagando in anticipo, provocando febbre molto alta i primi due giorni, e anche dopo un calo febbrile i sintomi tipici del raffreddore e del mal di gola si trascinano per una settimana senza dare un attimo di tregua. “Naturale che i genitori siano preoccupati per le condizioni dei loro figli”, ammette la professoressa Susanna Esposito, ordinario di pediatria all'Università di Parma, che guida il tavolo tecnico infettivologia e vaccini della Società italiana di pediatria, e che rilascia un'intervista a QN nel numero domenicale in edicola. 
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Al pronto soccorso arrivano tanti casi, anche con polmoniti, ma la maggior parte andrebbero curati a casa, tuttavia i pediatri di libera scelta sono oberati di visite domiciliari da evadere, motivo per cui il ricorso ai servizi di emergenza urgenza sta mandando in tilt la rete ospedaliera. Paradossalmente proprio ora che il Covid sembra meno virulento ci si mette l'influenza classica a seminare zizzania, a questo si aggiunge infine il virus respiratorio sinciziale, che colpisce la prima infanzia causando bronchiolite. L'ondata di contagi sta mandando in crisi i presidi di pronto soccorso, i reparti ospedalieri e gli ambulatori dei pediatri di libera scelta.&nbsp; 
La situazione è impegnativa anche negli adulti. “Per giunta i casi aumenteranno ulteriormente nelle prossime quattro cinque settimane – spiega Claudio Cricelli, presidente Simg, Società italiana di medicina generale – mentre anche il Covid sta crescendo. La spiegazione è intuitiva: abbiamo smesso di mantenere le distanze e di indossare mascherine nei luoghi affollati, gli ultimi lignaggi dei coronavirus sono più contagiosi, quindi abbiamo due epidemie concomitanti, influenza e Covid. Si possono distinguere? Molto difficile – continua Cricelli - ma un modo semplice ci sarebbe, ed è il tampone, esistono anche test combinati che reagiscono in caso di positività al virus influenzale o al virus Sars-Cov2. Entrambe le malattie, è bene ricordare, si possono prevenire con la vaccinazione, siamo ancora in tempo, sarebbe logico cautelarsi”.&nbsp; 
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Marco Falcone, infettivologo dell'Università di Pisa,&nbsp;segretario generale della Simit, Società italiana malattie infettive, conferma che i livelli di circolazione del virus influenzale, confrontando i dati dal 2010 a oggi, mostrano che i livelli di circolazione degli agenti patogeni sono superiori anche rispetto alle ondate degli anni precedenti al Covid. “Medici di famiglia e ospedalieri devono essere pronti – afferma il professor Falcone - altrimenti si rischia di avere un gruppo eterogeneo di persone con sintomi simil influenzali (cefalea, febbre, dolori muscolari) indistinguibile dal Covid”. Cautele assoluta è richiesta per la profilassi nelle fasce di soggetti fragili o immunodepressi, per proteggere queste persone limitando il rischio reinfezioni vale la pena di rispolverare le mascherine. Terapie sintomatica, esiste anche un antivirale specifico per l'infezione influenzale, ma il presidio più importante è il vaccino, anzi i vaccini indicati sono tre: antinfluenzale, antipneumococco e anti-Covid. Una volta immunizzati sarà possibile andare incontro all'inverno in maniera più serena. 
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