Influencer a dodici anni? Anche no

Piero

Fachin

Youtuber o influencer a 12 anni? Ma anche no, come direbbero loro. Dove per loro sono da intendersi proprio i nativi digitali, i ragazzini che le favole (se hanno avuto la fortuna di farsele raccontare) le hanno viste prendere forma sugli schermi degli iPad. Ma anche no, con tutto il rispetto per Charlotte M., la giovanissima di Pistoia che proprio grazie a YouTube è diventata una star in meno di quattro anni. Più di seicentomila fan, un libro (un libro vero) già pubblicato e la recentissima ospitata alla Versiliana, roba da far invidia a molti. Eppure, no: è troppo presto perché una passione diventi lavoro, business. Non solo perché il successo può dare alla testa. E non esclusivamente per i pericoli, i pedofili, il dark web, il deep web e tutte le cose che noi adulti stiamo scoprendo a fatica, senza peraltro essere capaci di scandagliare come si dovrebbe il cellulare dei figli.

Il punto è un altro: nessuno, nemmeno un 12enne, ha tempo per fare tutto quello che vuole. E se il tempo lo trascorre a confezionare video per Internet o a scrivere libri gialli, allora non ne avrà altro per godersi il resto della vita. Come l’intervallo a scuola, la pedalata in compagnia, il pomeriggio all’oratorio. È vero: sono cose che ai piccoli-adulti fanno quasi schifo. Considerate però che, poi, crescono tutti, crescono perfino i bambini precoci. E magari da grandi si rendono conto di tutto quello che si sono persi. A volte lo capiscono guardando su YouTube dei buffi video di bambini che fanno un gioco strano. La leggenda dice che si chiamasse nascondino.