Mercoledì 24 Aprile 2024

L’inferno non esiste, parola di teologo. "E quelli di Gesù non erano miracoli"

Padre Maggi, volto noto della tv dei vescovi: "Basta prendere alla lettera la Bibbia, così la gente perde la fede"

Il Giudizio universale di Michelangelo

Il Giudizio universale di Michelangelo

Se l’affondo arrivasse da un indefesso mangiapreti, suonerebbe scontato. Ma, se è uno dei più popolari e apprezzati biblisti in Italia, a dichiarare che "la Bibbia è pericolosa e fa perdere la fede anziché suscitarla per come siamo ormai abituati a leggerla", allora la denuncia è da prendere sul serio e l’effetto sortito dirompente. Padre Alberto Maggi, 76 anni, volto noto per i suoi commenti ai Vangeli ai telespettatori di Tv2000 – l’emittente televisiva della Conferenza episcopale Italiana –, non ha paura a sottolineare che "l’inferno come luogo di dannazione eterna non esiste" e a precisare che "Gesù ha compiuto dei segni, non dei miracoli". Lo pensa e lo dice il religioso dell’Ordine dei servi di Maria che dalla sua annovera studi alll’École biblique di Gerusalemme, l’istituto più prestigioso al mondo per chi voglia approcciarsi alle Scritture con rigore scientifico, e un’esperienza quasi trentennale al timone del Centro studi biblici di Montefano, nel Maceratese.  

Diciamo che ci vuole una certa franchezza nel definire pericolosa la Bibbia.

"O forse basta l’esperienza sofferta di chi come me, formatosi in un ambiente famigliare razionalista, si è imbattuto in questo libro complesso che, inteso in forma letterale, risulta assurdo".  

Addirittura?

"Pensiamo a un episodio come quello raccontato in Marco 11 nel quale Gesù maledice una pianta di fico senza frutto, nonostante non fosse la stagione. O lui era uno scriteriato o l’evangelista gli ha fatto fare una brutta figura oppure c’è dell’altro".  

Che cosa, padre Maggi?

"Il fatto che che non sia possibile interpretare i Vangeli e, più in generale, l’intero corpus biblico senza tenere conto del contesto storico in cui sono stati scritti, dei generi letterari utilizzati e della portata simbolica di molti passi. Senza queste premesse, quelli che dovrebbero essere testi tesi a far credere diventano strumenti idonei ad allontanare dalla fede o a farla perdere".  

Allora Martin Lutero era fuori strada nel suggerire di dare la Bibbia in mano ai laici?

"Le persone vanno messe nelle condizioni di poter interfacciarsi con quella che è la Parola di Dio, ma serve un accompagnamento. I Vangeli non sono delle cronache e non sono stati scritti per essere letti da tutti. Dovevano essere trasmessi oralmente dai lettori alla comunità, da soggetti preparati a riportarli nella maniera adeguata".  

Oggi quasi in ogni casa c’è una copia della Bibbia, pochi però la sfogliano.

"Va compreso, è una storia poco avvincente di cui conosciamo già il finale e sui cui pesano condizionamenti esterni che finiscono per farci pensare all’assurdità del suo racconto".  

Quali, per esempio?

"Il concetto d’inferno come luogo di dannazione eterna. Nella Bibbia questa parola non compare, al suo posto c’è la dizione d’inferi quale regno dei morti. Da pochi anni anche l’ultima edizione delle Scritture curata dalla Cei è stata corretta, ma, visto che prevale la logica del ‘si è pensato e fatto sempre così’, poco ci si adopera per cambiare la mentalità comune".  

Quindi nessuno è dannato per l’eternità al termine dei suoi giorni, fra pianti e stridor di denti?

"Nessuno, nei Vangeli semmai si parla di una vita biologica, che si chiude con la morte a cui segue o un’esistenza senza fine nello spirito per chi, credente o meno, abbia amato, oppure una morte seconda, definitiva. Questo buio eterno spetta a chi rifiuta l’offerta di vita in pienezza del Signore che non può e non è mai inposta. Non sappiamo chi e quanti uomini abbiano respinto la proposta divina, rifiutando la sua luce. Paolo ci parla della misericordia di Dio che non smette mai di cercarci fino all’ultimo, nostro respiro".  

E come la mettiamo con i miracoli?

"Anche questa parola è estranea ai Vangeli. Gesù ha compiuto dei segni per favorire la fede, non ha stravolto le leggi della fisica. La resurrezione di Lazzaro, per esempio, ha un suo significato teologico, non storico. In quel ‘lasciatelo andare’ di Cristo ai presenti davanti al sepolcro del suo amico c’è il segnale/invito del Maestro a smettere di piangere il morto, quasi a volerlo tenere ancora con noi. Va liberato, lasciato andare verso la vita vera, quella eterna".  

Si potrebbe obiettare che, togliendo inferno e miracoli, si annacqua il discorso cristiano?

"Tutt’altro, lo si purifica da un’esegesi letteralista incapace di cogliere il reale messaggio liberante di Dio "  

Che cosa consiglierebbe a chi voglia approcciarsi ai Vangeli?

"Leggeteli parola per parola, servendovi di un buon commento. Lasciate da parte quello che vi è stato insegnato da piccoli, siate maturi e date sollievo alla fame di Dio che è in ciascuno di noi".