Giovedì 18 Aprile 2024

Inferno a Beirut: due esplosioni al porto Decine di morti, feriti due militari italiani

Il governatore della capitale libanese in lacrime: "Sembrava Hiroshima". Almeno 3.700 le persone portate in ospedale. Il presidente Aoun: scoppiate 2.750 tonnellate di nitrato d’ammonio. L’ipotesi di intelligence: deposito di armi Hezbollah.

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di Giampaolo Pioli

La Beirut del porto circondata da grattacieli modernissimi è stata sventrata ieri da due enormi esplosioni. "Sembrava il terremoto" dicono testimoni oculari. "Sembrava Hiroshima", singhiozza il governatore della capitale. Torna il terrorismo o solo un incidente devastante. I morti sarebbero almeno 73, i feriti più di 3.700 e tra loro anche due militari italiani, addestratori delle truppe libanesi. Feriti gravi anche alcuni militari Unifil (Onu), che erano a bordo di una nave ancorata nel porto, investita dalla deflagrazione.

La Casa Bianca non pronuncia ancora la parola terrorismo, ma gli uomini della sicurezza non escludono alcuna possibilità anche perché l’esplosione ha manifestato una potenza mostruosa, creando un effetto fungo come se si fosse trattato di un’atomica. Ma soprattutto perché una seconda esplosione sarebbe avvenuta a pochi secondi di distanza nelle vicinanze dell’abitazione dell’ex primo ministro Saad Hariri, e coincide con la sentenza del tribunale speciale dell’Onu, che dovrebbe essere letta venerdì, sull’assassinio dell’ex premier Rafik Hariri , il padre di Saad, fatto saltare in aria con la sua auto nel febbraio del 2005. In quell’attentato persero la vita 21 persone e alla sbarra sono finiti come imputati 4 membri di Hezbollah.

Il leader del gruppo estremista libanese Hassan Nasrallah aveva già annunciato per questa sera un discorso dal suo bunker segreto proprio per commentare la tesissima situazione nel Paese, che di fatto torna in stato di emergenza. Il presidente libanese Michel Aoun ha convocato in serata una riunione urgente del Consiglio di difesa, mentre Israele si affretta a dire di "non essere coinvolta" nell’esplosione. Il premier Hassan Diab ha assicurato che i "responsabili la pagheranno". Il primo devastante scoppio è avvenuto in uno dei depositi del porto, all’interno di un gigantesco capannone che conteneva, secondo il presidente Michel Aoun, 2.750 tonnellate di nitrato d’ammonio confiscato nel 2013 da una nave moldava diretta verso l’Africa. Il nistrato d’ammonio è base per fertilizzanti ma anche per esplosivi. La deflagrazione è stata preceduta da un ’incendio che ha innescato l’esplosione e scatenato l’inferno con il crollo di interi palazzi.

Al momento del grande botto che ha fatto saltare in aria decine di auto e strade e distrutto i vetri delle case di 4 isolati, compresi quelli della sede della Cnn, l’ex premier Hariri jr non era nella sua abitazione, ma stava tenendo una serie di consultazioni con alti ufficiali delle forze armate. Ed è proprio la tempistica che mette in allarme non solo il governo e le forze di polizia, ma anche i servizi segreti libanesi e la stessa intelligence americana.

Il presidente Trump è stato subito informato. I servizi segreti Usa stanno seguendo sempre molto da vicino l’evolversi della situazione che potrebbe far saltare del tutto la fragile polveriera libanese dove la forte presenza armata degli Hezbollah appoggiati dalla Siria e dall’Iran ha sempre svolto un ruolo destabilizzante e di minaccia per Israele. E in tarda serata fonti dell’intelligence occidentale e di Israele hanno fatto trapelare l’ipotesi che il magazzino esploso fosse un deposito di armi di Hezbollah. A stretto giro, la risposta di Hezbollah: "È stato un sabotaggio israeliano".