Infermiere spiate sotto la doccia Alcuni video sono finiti sul web

La polizia postale sta verificando sulla Rete. L’ipotesi del revenge porn. dietro le immagini rubate

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EMPOLI

"Revenge porn", ovvero la condivisione pubblica di immagini o video intimi tramite Internet senza il consenso dei protagonisti, con finalità anche di vendetta, estorsione, ricerca di profitto o ‘semplicemente’ per annichilire la persona odiata. Si fa sempre più forte questa ipotesi di reato sulla vicenda-scandalo delle operatrici sanitarie spiate sotto la doccia all’ospedale San Giuseppe di Empoli (Firenze) attraverso una microcamera nascosta nello spogliatoio. Obiettivo della procura, con il supporto della polizia postale, è capire se le immagini rubate siano state registrate e messe in Rete e da quanto tempo il dispositivo – il cui ritrovamento risale ad alcune settimane fa – fosse in funzione. È stata una operatrice sanitaria ad accorgersi della sua presenza sotto il miscelatore dell’acqua. Insospettita ne ha parlato con le colleghe. Una di loro con delle pinzette è riuscita a rimuovere il cerchietto e il filo a cui era attaccato. Cosa ci fosse dall’altra parte della parete lo hanno scoperto i carabinieri. La microcamera era collegata a un monitor sotto un attaccapanni, coperto da vestiti, nel locale riservato al personale addetto alle manutenzioni. Le immagini potrebbero essere state catturate con un altro dispositivo collegato o con un cellulare. Sia allo spogliatoio delle donne che al locale attiguo si accede con un badge. In particolare, nella stanza del monitor, si apprende da fonti vicine al mondo sanitario, potevano entrare alcuni dipendenti di ditte a cui erano stati appaltati servizi di manutenzione elettrica ed idraulica, oltre al personale delle pulizie. La direzione dell’ospedale ha fatto scattare un’indagine interna. I carabinieri hanno effettuato approfonditi controlli anche su tutti gli altri spogliatoi femminili del presidio.

Un coro unanime di indignazione e condanna si è alzato sul caso e tanti gli attestati di solidarietà arrivati alle vittime da politici, sindacati e associazioni a difesa delle donne. "Un gesto di autentica violenza – ha commentato la consigliera alle pari opportunità delle Città Metropolitana di Firenze, Angela Bagni – che dimostra ancora una volta come certi elementi della società si ostinino a vedere e trattare le donne come oggetti".

Irene Puccioni