
di Giovanni Rossi
Un’altra donna assassinata con violenza cieca. Per mano di un uomo. Certamente di una persona che la vittima conosceva. La 74esima caduta del 2023 per femminicidio è Rossella Nappini, 51 anni, infermiera. Avrebbe compiuto 52 anni il prossimo 15 novembre (riporta l’albo dell’Ordine degli infermieri). Una morte che addolora un’intera comunità sanitaria oltre che i familiari (increduli) e gli amici (tanti). La vittima, che dopo la separazione era tornata a vivere con la madre anziana, 80enne e malata, lascia due figli ancora molto giovani e un’altra terribile scia di sangue nella statistica tutta italiana di un femminicidio ogni tre giorni. La posizione dell’ex partner della donna (di origine magrebina), inizialmente irreperibile ma poi in tarda serata segnalato in Questura, risulta al vaglio degli inquirenti. Ma anche altri uomini vengono interrogati nelle stesse ore.
Sono le 17 di un pomeriggio afoso nella periferia romana che si snoda lungo via del Trionfale, proprio sotto Monte Mario, nel bacino di Primavalle che divide l’ospedale San Filippo Neri dal Policlinico Gemelli, quando in una palazzina di via Giuseppe Allievo i condomini sentono urla. Una disperata richiesta di aiuto proveniente dall’androne del palazzo. Sono due studenti a trovare l’infermiera in una pozza di sangue straziata da ripetuti fendenti soprattutto all’addome. Scattano le chiamate a 112 e 118, ma per Rossella ormai è tardi. Arrivano le volanti della Questura di Roma, la sezione Omicidi della squadra mobile e la scientifica. Poi la pm Claudia Alberti del gruppo violenze di genere. Secondo una prima sommaria perizia, i colpi d’arma da taglio avrebbero colpito più di un punto vitale non lasciando scampo alla donna. La procura dispone l’autopsia. Dalle prime sommarie indagini appare più che plausibile la pista passionale. Scatta così, immediatamente, la ricerca dell’ultimo partner noto della 51enne infermiera, mentre alcuni agenti setacciano i cassonetti di una zona stradale piuttosto vasta alla ricerca dell’arma utilizzata nella mattanza. Forse dopo un litigio.
Al San Filippo Neri (Asl 1 della Capitale nel quadrante nord ovest) la commozione è assoluta. Tutti ricordano Rossella, le sue battaglie civili e sindacali, la forza nel difendere l’esistenza e lo sviluppo del presidio ospedaliero (e dei suoi oltre 400 posti letto), in passato a rischio anche per la presenza di un vicino più grande e strutturato come il Policlinico Gemelli.
Google scova addirittura una lettera del 2012 al settimanale Oggi, nella quale l’allora 41enne infermiera sostiene le ragioni dei "cittadini" che "si vedranno privati del loro centro d’ascolto e di guarigione d’eccellenza" in oncologia, cardiologia, chirurgia vascolare, neurochirurgia. In quella lettera figura anche un appello al Papa, allora Benedetto XVI, perché "dimostri quanto Nostro Signore è andato evangelizzando (...) aiutando chi soffre e si dispera".
Parole forti di una donna abituata a spendersi per gli altri, come dimostra anche la raccolta fondi avviata su Facebook nel 2018 a favore di Casa delle donne anti violenza onlus. Rossella era una persona informata dei fatti e dei rischi che corrono le donne. Ma neppure questo è stato sufficiente a salvarla da un appuntamento o da una lite fatale.