Infermiera no vax riammessa al lavoro dal giudice dopo la sospensione

L’Asl di Roma costretta a reintegrarla. La motivazione: decisione sproporzionata

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Da ottobre era stata sospesa dal lavoro e lasciata a casa senza stipendio perché si era rifiuttata di vaccinarsi e quindi era senza Green pass. Ma da ieri l’infermiera no vax Adele Passerini, in servizio alla Asl Roma 6, può rientrare al lavoro. Lo prevede il provvedimento d’urgenza adottato in via cautelare dal giudice Giulio Cruciani del tribunale del lavoro di Velletri, in attesa dell’udienza del 7 dicembre prossimo, giorno in cui il caso giungerà in aula.

Ma per il momento il giudice le ha dato ragione, ordinando alla Asl "l’immediata ricollocazione" della donna nel suo posto di lavoro e "l’erogazione dello stipendio a suo favore". Un provvedimento cautelare e temporaneo adottato alla luce "della rilevanza costituzionale dei diritti compromessi, ossia della dignità personale, della dignità professionale e del ruolo alimentare svolto dallo stipendio" scrive ll giudice. "La sospensione dal lavoro – è scritto nel provvedimento – può costituire solo l’extrema ratio e un evento di portata eccezionale in un’azienda medio grande".

Soddisfazione da parte dello studio legale Torriero di Roma che assiste l’infermiera no vax: "Si tratta del primo provvedimento del genere in Italia che di fatto va a scardinare il combinato disposto tra obbligo vaccinale per il personale sanitario e obbligo di Green pass per tutti, in nome del prevalente diritto al lavoro. Il Tribunale con questa ordinanza, riafferma con chiarezza il diritto al lavoro, a fronte di una sospensione che non può fare riferimento al diritto alla salute se sono state proprio le decisioni del Governo a stabilire che lo stesso è garantito attraverso il ricorso ai tamponi ogni 48 ore".