Industriali in allarme Paese a crescita zero e choc energetico "Emergenza nazionale"

Le previsioni del Centro studi: fermi da luglio, meglio con il price cap. L’ad di Eni: come andrà l’inverno? I prossimi saranno ancora più duri. "Servono più infrastrutture. Europa in stallo per interessi divergenti"

Il pessimismo dell’intelligenza consiglia far di conto delle previsioni economiche d’autunno licenziate ieri da Confindustria: un 2023 a crescita zero, pressato da uno choc energetico che vale una stangata da 110 miliardi di euro aggiuntivi rispetto al pre pandemia, 43 miliardi nella sola manifattura. "Un’emergenza nazionale", dice il Centro studi di viale dell’Astronomia che prevede un andamento del Pil più favorevole per quest’anno rispetto alle attese (+3,4%) merito di una crescita già acquisita, specie nel secondo trimestre, e un ribasso dell’1,6% nel 2023, che inchioda a zero l’economia. In sostanza, il Paese è fermo da luglio. Il terzo trimestre di quest’anno è piatto, il quarto sarà in arretramento come anche il primo trimestre del 2023, poi andrà meglio ma con lentezza. Uno scenario definito "abbastanza complesso, un po’ fosco, zavorrante". La direttrice generale Francesca Mariotti chiama il futuro governo: "Dovrà fare i conti con una vera e propria emergenza nazionale. Non riguarda più solo l’industria, riguarda tutti".

L’ottimismo della volontà consente di tener conto di ciò che potrebbe accadere se l’intorpidita Unione europea ritrovasse, in fretta, la dignità sufficiente, per esempio, a dar forma al price cap per il gas: ipotizzando che questo mese possa nascere un price cap a un livello medio per tutti gli operatori sul mercato di 100 euro per mwh, fino a dicembre 2023 – scrive il Csc –. L’effetto favorevole per l’economia italiana è stato stimato in una maggior crescita annua del Pil dello 0,1% nel 2022 e dell’1,4% nel 2023 (+1,6% cumulato nel biennio) e delle Ula (dato statistico che misura l’occupazione in unità equivalenti di lavoro a tempo pieno) dello 0,1% nel 2022 e dell’1,2% nel 2023 pari a più 1,3% cumulato e 308mila occupati in più nel biennio. Aspettando Bruxelles, lo scetticismo è d’ordinanza.

Realista impietoso, Claudio Descalzi, amministratore delegato di Eni: tutti guardano all’inverno che sta arrivando, ma "l’inverno più duro sarà quello del 202324" se l’Italia non potenzierà le sue infrastrutture. Serve più capacità di stoccaggio, servono più rigassificatori". "L’Europa non è uno Stato – continua Descalzi – ma è fatta da diversi Stati, ci sono interessi divergenti, per questo sul price cap nel gas sono costanti nel non decidere. L’Europa è fatta da diversi mix energetici da diverse culture, lingue, ricchezze. Si parla di solidarietà ma è una fotografia. L’Europa non riesce a muoversi perché ha voluto essere grande per coinvolgere tutti ma ci sono interessi divergenti. L’Europa come l’Italia non si è mai preoccupata di avere un sistema di sicurezza energetica, perché ce n’era tanta". Sicurezza oggi congelata. "L’energia – è la sfida di Descalzi – deve essere sovrabbondante. In questi anni abbiamo dato per scontato di avere energia, ma il nostro sistema non è sovrabbondante sia sulle materie prime che per le infrastrutture". Appunti di guerra per il tempo di pace.

Martedì ci saranno le previsioni del Fondo monetario, in settimana arriveranno quelle dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio che ha ha già premesso essere in linea con Confindustria. L’andamento dello spread, intanto, farà da contrappunto alla formazione del nuovo governo mentre la Bce dovrà trovare il modo di far quadrare rialzo dei tassi per combattere l’inflazione e necessità di assestare il colpo fatale a economie barcollanti.

Anche se non tutte allo stesso modo e con le stesse armi a disposizione. Come ha dimostrato la Germania con il piano da 200 miliardi, discutibile e discusso per quanto legittimo. Una Germania zoppicante, del resto, non sarebbe una buona notizia per l’Italia, visto che la nostra manifattura dipende in gran parte da quella tedesca. La soluzione è in una matrioska o, come diceva Winston Churchill, della patria di Dostoevskij, in un rebus avvolto in un mistero che sta dentro a un enigma.

Paolo Giacomin