Martedì 16 Aprile 2024

Indignati dal Cav (e delusi dal partito) Quando i girotondi scossero l’Italia

Lo storico britannico Ginsborg è morto a 76 anni. È stato tra i protagonisti dell’anti-berlusconismo

Migration

di Raffaele Marmo

Scrivere di Paul Anthony Ginsborg è scrivere anche e soprattutto di un Paese che ha avuto nei movimenti e nel movimentismo di sinistra una delle sue cifre politiche (ormai storiche) più caratterizzanti del nostro lungo Dopoguerra, ben oltre gli anni Dieci del nuovo Millennio: dai gruppi extra-parlamentari, tra i Sessanta e i Settanta, agli anti-nuclearisti e pacifisti degli anni Ottanta, ai girotondi, fino alle piazze del "vaffa" grillino.

E proprio l’appassionato storico dell’Italia, morto ieri nella "sua" Firenze a 76 anni, è stato la guida intellettuale e il padre nobile di quel fronte di indignazione morale e civile che ha innervato l’anti-berlusconismo militante dei primi del secolo. È lui, insieme con il professore fiorentino Francesco ‘Pancho’ Pardi a dare vita, subito dopo il "resistere, resistere, resistere" del gennaio 2002 del procuratore Francesco Saverio Borrelli, al movimento dei "girotondi" contro le cosiddette "leggi ad personam" del Cavaliere. Ed è sempre Ginsborg uno dei fondatori dell’associazione Libertà e Giustizia. Così come è ancora lui uno dei riferimenti più autorevoli di Articolo 21 e del "popolo viola", nel nome del pluralismo dell’informazione televisiva.

"Con Paul Ginsborg – ricorda, infatti, Pardi – ci conoscevamo da 32 anni. Quando venne fuori Berlusconi ci promettemmo l’un l’altro che ci saremmo dati da fare se fosse stato superato un gradino di tollerabilità. E quando accadde ci mobilitammo. Il movimento in quanto tale non ha prodotto effetti di tipo organizzativo ma ha funzionato da lievito dentro la società e i suoi frutti li ha dati". Nel segno della legalità o del giustizialismo, a seconda dei punti di vista. "Il culmine del nostro movimento – spiega – fu la manifestazione con cui riempimmo piazza San Giovanni. Poi siamo entrati in una fase meno pubblica ma ci siamo ritrovati in maniera non programmata contro la riforma costituzionale di Berlusconi del 2006 e di Renzi del 2016".

Ma se l’anti-berlusconismo o l’anti-destra fanno parte del Dna della filiera della protesta intellettuale e di piazza, l’anti-renzismo è solo la fase finale di un rapporto controverso e non fluido con i partiti e le coalizioni del centro-sinistra, dall’Ulivo all’Unione, dai Ds al Pd, compresa Rifondazione comunista. "E sì – insiste Pardi – perché quei movimenti si sviluppano sull’assunto che la sinistra fa poco, quando non inciucia, contro Berlusconi. Tant’è che verso di noi l’atteggiamento è di strumentalità: dovevamo essere solo portatori di voti. E questo valeva anche per Rifondazione". E, del resto, è quello il tempo del Nanni Moretti di Piazza Navona: "Con questi dirigenti non vinceremo mai".

Ma non è solo la stagione dei girotondi intorno a viale Mazzini: è anche quella della serata del Palavobis a Milano in nome della legalità, a dieci anni da Mani Pulite, del Social Forum che avrebbe avuto a Firenze la sua consacrazione, del luglio terribile del G8 (con le violenze della Diaz e di Bolzaneto). Così come del vento in poppa per l’Italia dei Valori di Antonio Di Pietro e dell’inizio del travaglismo.

Si mischiano tante cose, alte e basse, nobili e di bottega: è in quel milieu, però, che comincia a ingrossarsi il fiume carsico dell’anti-politica e del grillismo del "vaffa". E, non a caso, Roberto Bertoni, giornalista esperto di movimenti, ma anche giovane protagonista di quella fase, osserva: "Se si vuole comprendere la matrice del grillismo, che qualcuno erroneamente fa risalire ai ‘Vaffa’ di Grillo in piazza Maggiore nel 2007, bisogna pertanto tornare indietro di cinque-sei anni. Il giustizialismo, che pure è stato magna pars del grillismo delle origini e di alcuni passaggi decisivi della sua vita all’opposizione nella legislatura in cui entrò in Parlamento, non esaurisce affatto la ragion d’essere di quel soggetto politico".

E così si torna a Ginsborg, perché – avvisa Bertoni – "la sua bussola può essere d’aiuto, specie se si colloca il Movimento 5 Stelle nell’ottica dell’opposizione ai fondamenti del berlusconismo, che la sinistra non ha mai avuto il coraggio di compiere, e nel campo di un’opposizione ben più ampia al modello di sviluppo dominante a livello planetario, di cui il liberismo di Bush e quello di Blair costituivano le due facce della stessa medaglia". Come dire: in fondo i grillini non arrivano per caso.