Indice Rt Italia e regione per regione: i dati aggiornati al 9 aprile

L'Rt nazionale scende a 0.92. Otto regioni con Rt superiore a 1: tutti i dati. Brusaferro: "Raggiunto un plateau, lenta decrescita". Rezza: "Bisogna tenere il freno per qualche settimana"

Giovanni Rezza (Imagoeconomica)

Giovanni Rezza (Imagoeconomica)

Roma, 9 aprile 2021 - Scende l'Indice di trasmissibilità Rt nazionale (il parametro più importante per stabilire la mappa colorata dell'Italia): questa settimana la bozza del report settimanale dell'Istituo superiore di sanità lo certifica a 0.92 mentre la serttimana scorsa era a 0.98. Per quanto riguarda invece le regioni. Sono otto le regioni con Rt puntuale sopra 1. La Sardegna registra il valore più alto 1.54, seguita da Valle d'Aosta (1.39) e Sicilia (1.22). Le tre regioni più virtuose sono Friuli Venezia Giulia a 0.79, Emilia Romagna e Molise (entrambe a 0.81).

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I livelli di rischio

La bozza parla di una una diminuzione del livello generale del rischio, con "quattro Regioni (Liguria, Puglia, Toscana e Valle d`Aosta) che hanno un livello di rischio alto secondo il DM del 30 Aprile 2020. Quindici Regioni/PPAA hanno una classificazione di rischio moderato (di cui quattro ad alta probabilità di progressione a rischio alto nelle prossime settimane) e una Regione (Veneto) e una Provincia Autonoma (Bolzano) che hanno una classificazione di rischio basso. Otto Regioni/PPAA hanno un Rt puntuale maggiore di uno. Tra queste, due Regioni (Sardegna e Valle d`Aosta) hanno una trasmissibilità ompatibile con uno scenario di tipo 3. Sei Regioni hanno una trasmissibilità compatibile con uno scenario di tipo 2. Le altre Regioni/PPAA hanno una trasmissibilità compatibile con uno scenario di tipo uno".

Zona gialla in aprile: da quando

Rt, i dati regione per regione

Abruzzo 0.89;

Basilicata 1.15;

Calabria 0.93;

Campania 1.19;

Emilia-Romagna 0.81;

FVG 0.79;

Lazio 0.9;

Liguria 1.19; 

Lombardia 0.85;

Marche 0.86;

Molise 0.81;

Piemonte 0.9;

PA Bolzano 0.91;

PA Trento 0.86;

Puglia 1.06;

Sardegna 1.54;

Sicilia 1.22;

Toscana 1.02;

Umbria 0.97;

Valle d'Aosta 1.39;

Veneto 0.96.

Terapie intensive

Resta alto il numero di Regioni e di province autonome che hanno un tasso di occupazione in terapia intensiva e in aree mediche sopra la soglia critica (15 contro le 14 della settimana precedente). Il tasso di occupazione in terapia intensiva a livello nazionale è sopra la soglia critica (41%). Il numero di persone ricoverate in terapia intensiva è ancora in lieve aumento da 3.716 (30/03/2021) a 3.743 (06/04/2021).

Brusaferro: lenta decrescita

Il presidente dell'Istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro: "La curva del nostro Paese ha raggiunto sostanzialmente un plateau, mentre in altri Paesi europei anche confinanti c'è una ricrescita. Da noi c'è una decrescita lenta". Brusaferro, al punto stampa sull'analisi dei dati del Monitoraggio Regionale della Cabina di Regia, ha continuato: "La maggioranza delle Regioni sono in decrescita, alcune però segnano una crescita anche significativa".

"C'è una decrescita dei casi nella popolazione generale. L'età media dei casi rimane sempre sotto i 50 anni e crescono gli asintomatici. La decrescita dei casi sta coinvolgendo tutte le fasce d'età, inclusi i giovani, tenendo però conto della chiusura delle scuole". ha spiegato Brusaferro.

Con il numero delle terepie intensive che "si sta stabilizzando intorno al 41% e siamo quindi arrivati sostanzialmente ad un plateau, così come per le aree mediche. In generale prima si muove Rt, poi incidenza e ricoveri e per ultimi si muovono i dati sulla mortalità. Quindi ci attendiamo che inizino a decrescere anche i decessi".

Riguardo alle Regioni, Brusaferro ha segnalato: "Nella maggioranza c'è una decrescita. Ma in altre abbiamo segnalata una crescita dei casi". Ma con le varianti del Covid non si può abbassare la guardia: "C'è un forte sovraccarico dei servizi ospedalieri e l'incidenza è ancora elevata. Nel nostro Paese la stragrande maggioranza del virus circolante appartiene alle varianti che sappiamo avere maggiore trasmissibilità. Quindi è necessario adottare ogni misura utile per contenere il contagio".

Rezza: freno ancora per qualche settimana

Il direttore della Prevenzione del ministero della Salute, Gianni Rezza, sempre alla conferenza stampa sull'analisi dei dati, ha commentato: "Oggi vediamo circa 19mila positivi e decessi ancora elevati. In realtà però il dato delle morti non è 718 m 460. Si tratta infatti di un aggiustamento perchè la Sicilia ha caricato dati antecedenti pari a 258 decessi. I decessi sono quindi 460, che resta comunque un numero ancora elevato". 

Quindi secondo Rezza bisogna attendere ancora, prima di iniziare a riaprire: "Siamo purtroppo ancora costretti per qualche settimana a tenere il freno, ad avere comportamenti estremamente prudenti sperando però che un'accelerazione della campagna vaccinale possa favorire un ritorno alla vita normale da qua a qualche mese. Ci vorrà un po' perchè bisogna aumentare la copertura vaccinale". 

Rezza: vaccinare in fretta per riaprire

Completare le vaccinazioni degli anziani resta la priorità, Rezza: "Durante il mese di aprile si renderanno disponibili almeno una decina di milioni di dosi di vaccino e bisogna fare il massimo sforzo per completare la vaccinazione delle persone anziane: siamo a buon punto per gli over-80 ma bisogna completare le vaccinazioni dai 60 anni in su". Poi i più giovani: "Noi arriveremo in estate vaccinando le persone più giovani, intanto dobbiamo proteggere le persone più fragili e anziani. Se si farà più in fretta potremmo riaprire alcune delle attività. Non è detto che questo già non accada nel mese di aprile".

Rezza: su AstraZeneca nessun contrordine

"Il problema per AstraZeneca è aver indicato il vaccino prima per gli under-55 e poi per i più anziani, facendo apparire che ci sia stato un contrordine, ma non è stato così. Infatti, le conoscenze sono cambiate e si sono ampliate e si è visto che questo vaccino poteva prevenire ospedalizzazione e mortalità anche negli anziani. Questo è il motivo dell'estensione del vaccino su fasce di età per le aumentate conoscenze", ha spiegato Rezza. "Dopo i casi rari di trombosi, è stato dato un uso preferenziale per gli over-60. Gli over-60 hanno infatti un rischio elevato di morire di Covid e le reazioni avverse sono basse, quindi la vaccinazione ha un vantaggio notevole". E ha aggiunto: "Sul vaccino AstraZeneca molto aiuterebbe anche nella divulgazione se ci fosse una posizione univoca a livello Ue. Uno dei problemi maggiori in questa pandemia è stata purtroppo la mancanza di coesione e uniformità negli interventi dei paesi europei".

Sui tempi della seconda dose Pfizer e Moderna: "Non credo che cambi l'indicazione di effettuare la seconda dose a 21 e 28 giorni rispettivamente per i vaccini di Pfizer e Moderna, ma potrebbe essere prevista una certa flessibilità: la regola resta cioè tre o 4 settimane per il richiamo, ma potrebbe esserci una certa flessibilità in termini organizzativi. Ma la decisione spetta alla commissione tecnico scientifica di Aifa e ci sarà in tempi brevi".

Rezza: variante 50% più trasmissibile

"C'è una fase di maturazione dell'ondata epidemica e sapevamo che sarebbe stata dura. Sono arrivare le varianti, quella inglese è dominante e ha una trasmissibilità superiore al 50% rispetto ai ceppi precedentemente circolanti. Inoltre abbiamo fissa al 4% la variante brasiliana concentrate in tre Regioni dell'Italia centrale", ha sottolineato il direttore generale della Prevenzione del ministero della Salute. "In questo momento in cui cala l'Rt, il primo parametro che ci dà la tendenza, l'incidenza scende dopo e più lentamente, e questo perché le nuove varianti sono più trasmissibili e ci vuole più tempo per abbattere le infezioni e le malattie".