Indice Rt, cosa ci dicono gli ultimi dati su Covid e incidenza

Otto regioni a rischio alto, tredici considerate a rischio moderato. L'Rt in Italia scende da 1,40 a 1,34

Operatori sanitari in ospedale (Ansa)

Operatori sanitari in ospedale (Ansa)

Roma, 15 luglio 2022 - Indice Rt in calo a 1,34, da 1,40 della settimana prima. Scende anche l'indice di trasmissibilità basato sui casi con ricovero ospedaliero, mentre continua a salire il tasso di incidenza. Forse più luci che ombre dagli ultimi dati sul Covid emersi dal monitoraggio della cabina di regia dell'Iss. 

I valori di trasmissibilità restano sopra la soglia epidemica, ma si assiste a una frenata, seppur lieve. Al 5 luglio l'Rt ospedaliero viene stimato tra 1,12 e 1,17 contro l'1,21-1,28 della settimana precedente. Sono timidi segnali che probabilmente stiamo raggiungendo il picco di contagi di questa ondata di Omicron 5. O forse ci siamo già arrivati, il problema sarà capire quanto resteremo sul plateau. Sarà una "discesa lenta", diceva ieri la Fondazione Gimbe. L'importante è che inizi. In valori assoluti nella settimana dall'8 al 14 luglio va segnalata anche l'ascesa del tasso di incidenza che passa a 1.158 casi ogni 100mila abitanti dai 1.071 della settimana precedente.  Aumenta anche il tasso di occupazione in terapia intensiva, passato dal 3,5% del 7 luglio al 3,9% del 14 luglio, così come quello in aree mediche, passato dal 13,3% al 15,8%. 

Nel report si spiega inoltre che nessuna Regione/Provincia autonoma è classificata a rischio basso: 13 sono considerate a rischio moderato (di cui 5 ad alta probabilità di progressione), mentre 8 viaggiano a rischio alto per la presenza di molteplici allerte di resilienza e una per non aver raggiunto la soglia minima di qualità dei dati trasmessi all'Iss.

Diciannove riportano almeno una allerta di resilienza e sette riportano molteplici allerte di resilienza. La percentuale dei casi rilevati attraverso l'attività di tracciamento dei contatti è in lieve aumento: 11% contro il 10% della scorsa settimana. In diminuzione la percentuale dei casi rilevati attraverso la comparsa dei sintomi (39% contro 41%, e anche questo è una buona notizia) mentre aumenta la percentuale dei casi diagnosticati attraverso attività di screening (50% contro 49%).