
Addio Indi. La piccola inglese di otto mesi affetta da deplezione mitocondriale – patologia rara e incurabile – muore all’1.45 di ieri mattina. Sono le 2.45 in Italia quando l’hospice incaricato del progressivo distacco dai supporti vitali (iniziato lunedì pomeriggio con divieto di successiva rianimazione) comunica ai genitori il decesso. Nonostante la fine del calvario medico-legale, il percorso stabilito "nell’interesse di Indi" dai sanitari del Queen Elizabeth Hospital di Nottingham rinnova il dolore e lo espande.
"Mia figlia è morta. La mia vita è finita", è il messaggio di papà Dan Gregory che assieme alla moglie Claire Staniforth si chiede perché il decesso accelerato non sia almeno avvenuto "a casa". L’ennesimo "calcio nei denti", secondo i Gregory, dopo il diniego a trasferire Indi in Italia, al Bambino Gesù di Passoscuro, dove altri duecento bambini condannati da diagnosi infauste ogni giorno ricevono cure palliative senza che la spina venga staccata. "Io e mia moglie Clare siamo arrabbiati, affranti e pieni di vergogna – continua Dean Gregory–. Sono riusciti a prendere il corpo e la dignità di Indi, ma non potranno mai prendere la sua anima. Hanno cercato di sbarazzarsi di lei senza che nessuno lo sapesse, ma io e Claire ci siamo assicurati che sia ricordata per sempre".
La scelta dell’Alta Corte di Londra (oltre che dalla Corte europea dei diritti dell’uomo) a favore del percorso di fine vita pesa come un macigno. "Abbiamo fatto tutto quello che potevamo, tutto il possibile. Purtroppo non è bastato. Buon viaggio piccola Indi", scrive sui social la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il cui sforzo per accogliere la piccola in Italia grazie alla concessione lampo della cittadinanza non ottiene alcun risultato se non la censura dell’Alta corte di Londra: l’interpretazione della Convenzione dell’Aia proposta dalle autorità italiane evidenzierebbe infatti un "fraintendimento totale".
Il Nottingham University Hospitals Nhs Trust, dal quale dipende l’hospice in cui avviene il decesso, si dice "profondamente rattristato" ed esprime "condoglianze dal profondo del cuore". Un "percorso doloroso per Indi e i genitori", ma anche per "tutti coloro" che hanno prestato assistenza secondo i protocolli del caso. Le associazioni pro vita non ci stanno. "Sono distrutto", dichiara Simone Pillon, avvocato dei Gregory in Italia. "Il valore di sacralità della vita, una volta perduto, è perduto per sempre – continua l’ex senatore leghista – . Cose che a noi sembrano inconcepibili vengono fatte in un Paese che ha una civiltà giuridica millenaria come quella inglese perché, quando si arriva a livelli troppo sofisticati di diritto, si rischia di perdere il buon senso". Il punto è la mancata considerazione della volontà familiare: "Se lasciamo che siano i burocrati a decidere, allora tutto diventa possibile", denuncia Pillon.
All’Assemblea generale della Cei il cardinale Matteo Zuppi esprime vicinanza alla famiglia Gregory e si unisce "alla preghiera di Papa Francesco per la piccola e per tutti i bambini che vivono situazioni di sofferenza". Il capogruppo alla Camera M5S Francesco Silvestri aggiunge al "dolore per Indi" quello per "i quasi cinquemila bambini deceduti a Gaza in queste settimane" e sottolinea la plateale disattenzione della presidente del Consiglio alla sorte dei piccoli palestinesi rimasti senza cure: "È triste che la premier non parli di loro e si rifiuti addirittura di informare il Parlamento".