Incinta di un altro. "Uccise i genitori dell’ex"

Firenze, l’accusa alla 36enne albanese. Il movente: Elona aveva paura che la coppia scoprisse il suo segreto, l’aborto poco prima del delitto

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FIRENZE

Anche la scienza ha dei limiti oltre ai quali non può spingersi. Parliamo di Elona Kalesha, la 36enne di origine albanese detenuta a Firenze da dicembre scorso per il duplice omicidio dei genitori del suo ex fidanzato, i coniugi Shpetim e Teuta Pasho.

Ieri mattina si è svolta l’udienza al tribunale del Riesame, udienza richiesta dai difensori di Elona, Federico Febbo e Antonio D’Orzi. Ritengono, i legali, che l’assenza di tracce riconducibili alla loro assistita sulle valigie che contenevano i cadaveri fatti a pezzi, giustifichi automaticamente la sua scarcerazione. La pm Ornella Galeotti ha ribadito in aula che quella ricerca biologica è stata richiesta per sommo scrupolo pur con la quasi certezza di non trovare nulla di utile. La saponificazione dei cadaveri all’interno e i fenomeni ambientali all’esterno, durati 6 anni, non hanno offerto appiglio alle pur labili speranze. Non ci sono tracce se non una incompleta di ’uomo1’. La scienza non si stiracchia.

Le nuove acquisizioni fatte dal pubblico ministero Ornella Galeotti, invece rispondono ad alcuni interrogativi precisi. Si era detto ’Elona non ha movente’. L’accusa ne ha prodotto uno molto ragionevole: Elona avrebbe ucciso per impedire che la coppia rivelasse al figlio che lei aspettava un bambino da un altro uomo.

Secondo quanto accertato dalla procura, la donna avrebbe abortito in ospedale a Firenze nell’ottobre del 2015, cinque giorni prima della scomparsa dei Pasho, avvenuta il 1 novembre, e della scarcerazione dell’ex fidanzato Taulant Pasho. Ieri la pm Ornella Galeotti ha depositato nuovi documenti, tra cui il verbale dell’interrogatorio di Taulant. L’uomo avrebbe detto di non avere mai saputo della gravidanza della ex fidanzata. Né può essere il padre visto lo stato di detenzione.

In questo contesto ci sarebbe una conversazione telefonica tra la mamma di Taulant e la di lei sorella nel corso della quale pochi giorni prima di scomparire la donna aveva manifestato la volontà di parlare col figlio di una cosa che riguardava Elona, e che lui avrebbe dovuto scegliere tra la sua famiglia e la fidanzata. A quel punto sarebbe intervenuto il padre dicendo: "Ma tu sei pazza, lascia stare tutto che se lui lo viene a sapere ci ammazza a tutti".

La telefonata è stata riferita dalla sorella della vittima agli inquirenti. Intanto l’udienza al tribunale del riesame è stata rinviata al 20 settembre su richiesta dei difensori della donna, avvocati Federico Febbo e Antonio D’Orzi, per visionare i nuovi documenti dell’accusa.

Il lavoro investigativo dei carabinieri di Borgognissanti coordinati dal tenente colonnello Carmine Rosciano non si è fermato un attimo, come pure quello di coordinamento e di iniziativa del pm. È stata lei a chiedere a un esperto perito di Milano un parere sui tempi di permanenza dei trolley. Lui ha risposto senza esitazioni che le valigie erano lì dalla fine del 2015 al 2016. I conti tornano: i genitori sono spariti dal 2 novembre 2015.

Per di più Elona conosceva bene la zona dell’abbandono dei cadaveri: su quel viadotto a formale domanda ha dichiarato di essere stata lei stessa ad aver scritto sul muro e non su un lenzuolo, davanti al carcere, il ’cimitero’ dei suoceri "Taulant ti amo tanto. Mi manki".

Amadore Agostini