Venerdì 19 Aprile 2024

Incidente Bologna, l'arcivescovo Zuppi: "La mano di Dio sulla tangenziale"

"Strage evitata non per caso. Soccorritori straordinari, la Provvidenza era al loro fianco" Esplosione a Bologna, il vigile del fuoco. "Tanti a fare foto, nessuno chiamava"

La maxi esplosione a Bologna sull'A14 (Ansa)

La maxi esplosione a Bologna sull'A14 (Ansa)

Bologna, 9 agosto 2018 - I bolognesi non riescono a togliersi dagli occhi l’inferno in tangenziale. Ci vorrà tempo per dimenticare le esplosioni a catena, le auto saltate per aria quasi fossimo a Belfast nel pieno dei Troubles; le fiamme color sangue più alte dei palazzi affacciati sull’asfalto veloce, le centinaia di feriti in fuga tra le lamiere incandescenti. Eppure solo una manciata di persone risultano in gravi condizioni (nessuna è in pericolo di vita) e, dato ancor più sorprendente, alla fine si è contato appena un morto, l’autista della cisterna di fuoco. Incredibile, un vero e proprio mistero che si rincorre fra le piazze, i bar, le chiese della città. Come è stato possibile evitare un’ecatombe? Nella rossa (e guelfa) Bologna in tanti, più o meno consapevolmente, gridano al miracolo. Il loro arcivescovo Matteo Zuppi, un ministero votato alla pastorale, all’incontro con le persone (ultimi in testa) più che alla cattedra, è anche lui scosso dalle immagini di tre giorni fa. Fa suoi lo stupore e l’emozione generale per quanto accaduto e, senza mai parlare apertamente di miracolo, illumina il mistero con la lampada della fede: "In tangenziale c’è stato l’intervento della Provvidenza di Dio. Un dono, una protezione".

Eccellenza, non pensa che la tempestività e l’organizzazione dei soccorsi abbiano giocato un ruolo decisivo?

"Sicuramente si è vista all’opera una grande capacità degli uomini. In queste ore ho scritto al questore per ringraziare i carabinieri, i poliziotti, i vigili del fuoco che in cinque minuti sono stati in grado di intuire quanto stava accadendo, hanno bloccato il traffico e allontanato i curiosi. Bisogna ricoscere che si è avuta una rapidità di intervento che ha permesso di evitare un numero enorme di vittime. Poi, però, vedendo e rivedendo le immagini, considerando che c’è stato per un incidente così grande un solo morto, effettivamente possiamo dire che ha agito la Provvidenza in appoggio ai soccorritori".

Derubricare il tutto alla voce casualità è riduttivo?

"Il cardinale Giacomo Biffi ricordava che ‘la casualità è soltanto il travestimento assunto da un Dio che vuole passeggiare in incognito per le strade del mondo’. Trovo molto intelligente questa frase. Di per sé la casualità può essere insensata, per certi versi anche umiliante".

Per i credenti, però, c’è una via d’uscita.

"Loro, in quella che chiamiamo anche comunemente fortuna, colgono la Provvidenza, un dono del Signore, la cui presenza dovremmo riuscire ad avvertire in ogni cosa, compreso il dolore. Ossia anche quando il dono purtroppo non c’è".

È la sfida alla quale sono chiamati in queste ore i familiari del camionista morto nel disastro... Comunque una vita si è spezzata in tangenziale.

"Siamo davanti al mistero della croce di Dio che non manda, né vuole il male nel mondo, ma con la sua sofferenza ci aiuta a capire la nostra. Faccio mio il dolore dei parenti dell’autista scomparso".

Allargando il discorso, perché l’uomo ancora oggi, agli inizi del XXI secolo, ha bisogno di credere nei miracoli per non sentirsi ‘solo’ sulla Terra?

"Possono esserci due spiegazioni. Da un lato, in questo modo si evade dal mondo, dall’altro ci si entra dentro. Nel primo caso, non riusciamo più a capire la realtà che viviamo, a coglierne il rapporto di causa-effetto e allora ci rifugiamo nel miracolismo. Il secondo, invece, è l’atteggiamento del credente che nell’incognito riesce a vedere la Provvidenza, l’accompagnamento di Dio. L’altro giorno in tanti abbiamo sentito la sua protezione sulla gente bloccata in tangenziale".

Sull’onda delle troppe madonnine, che piangevano sangue, e della fila di veggenti d’accatto, la Chiesa nel tempo è diventata più prudente nell’attestare i miracoli?

"In verità ritengo che sia sempre stata così. Ogni volta ha invitato a discernere gli eventi, conscia del rischio di scadere nel miracolismo o al pari in un razionalismo estremo che non ci fa più riconoscere una presenza superiore nelle nostre esistenze".

Al di là delle manifestazioni esteriori e portentose di Dio, che poi magari nei secoli si potranno spiegare alla luce della ragione e della scienza, non pensa che il vero miracolo sia quello interiore del singolo che, nel segno della fede, dà una svolta alla sua esistenza?

"Senz’altro, non dimentichiamo che la maggior parte dei santi non ha cambiato la propria vita alla luce di qualche miracolo, ma perché ha saputo vedere nell’ordinario la presenza di Dio".