
Margaret Spada, 22 anni, voleva rifarsi il naso
Roma, 13 aprile 2025 – Morire, cercando la bellezza. Simonetta Kalfus aveva 62 anni e si era sottoposta a un intervento di liposuzione in uno studio privato di Roma. Il medico che l’ha operata era già stato condannato per lesioni. Margaret Spada ne aveva 40 di meno, a novembre era partita dalla sua Sicilia per rifarsi il naso in un ambulatorio privato all’Eur. Entrambe hanno trovato la morte in ‘cliniche’ clandestine. Le indagini dovranno accertare i fatti.
Nessuno sa quante possano essere strutture come queste in Italia. Ma non esiste neppure una statistica sugli interventi di chirurgia e di medicina estetica eseguiti ogni anno nel nostro Paese. Chirurgia e medicina sono due cose molto diverse, come giustamente tengono a precisare gli addetti ai lavori. Anche il giro d’affari che ruota attorno a operazioni e ritocchini si può soltanto immaginare. Mentre i social sono invasi da annunci che promettono miracoli e invece nascondono baratri.
I controlli sui centri estetici
Prendiamo i centri estetici, definizione che comprende molte cose diverse. Tra gennaio 2024 e marzo 2025 i carabinieri del Nas hanno svolto 449 controlli e hanno trovato ‘non conformi’ 135 casi, vuol dire uno su tre. Sono state comminate 150 sanzioni amministrative e 63 penali. Sono stati sequestrati cosmetici, dispositivi medici, farmaci e 27 strutture. Naturalmente questo report può nascondere problemi molto diversi, da questioni burocratiche a lacune serissime. Però bisogna comunque farci i conti.
I numeri del ministero della Salute
Ci sono altri numeri molto più preoccupanti. Perché in questo caso entriamo nell’ambito sanitario vero e proprio. Sono i dati del ministero della Salute sui ricorsi pendenti alla Ceeps, la Commissione centrale, il tribunale di secondo livello che deve dare un responso sui sanitari che si appellano soprattutto contro le sanzioni disciplinari. Sono 896 atti, la metà riguardano medici e odontoiatri, come ha ricordato anche il presidente Fnomceo, Filippo Anelli, 64 sono ricorsi contro radiazioni.
Il presidente dei chirurghi estetici
Ma allora noi pazienti come facciamo ad essere sicuri se ci sono in giro “medici che hanno commesso crimini ma continuano ad esercitare”, per usare le parole di Anelli? Maurizio Ressa, presidente della Società Italiana di chirurgia plastica ricostruttiva-rigenerativa ed estetica (Sicpre), punta il dito contro norme “ormai vecchie di 70 anni. Tutti i medici possono fare qualsiasi cosa, tranne il radiologo e l’anestesista. Noi abbiamo chiesto al ministero della Salute una legge per cambiare davvero. Poi è chiaro che la chirurgia plastica attira, per la prospettiva di guadagno. E online ci sono innumerevoli persone che si propongono, ognuno promette quello che vuole, molti si sanno vendere bene, poi c’è il fattore basso costo. E così dalla Sicilia si va a Roma per un intervento al naso, com’è successo alla giovane Margaret. Lo stesso meccanismo di chi sceglie l’estero. Anche per questo ho creato la piattaforma Plasticamente”.

Le parole di Maurizio Cavallini (Agorà)
Ma quali sono gli errori da evitare? Maurizio Cavallini, presidente di Agorà, la Società italiana di medicina ad indirizzo estetico che ha sede a Milano, usa un’espressione efficace: “Dobbiamo fare attenzione al discount social. Stiamo facendo una campagna di comunicazione per sensibilizzare le persone, a cominciare dalla scelta del medico. Bisogna mettere al centro la preparazione, il professionista deve aver frequentato una scuola di specializzazione universitaria o post universitaria, quadriennale. Poi va verificata la sicurezza del trattamento. Che naturalmente non può essere eseguito dalla parrucchiera o nel retrobottega ma in un ambulatorio sicuro, con i presidi che servono”.
Anche: “Se chiedo una prestazione che nella media nazionale costa tremila euro e mi viene proposta a 900, c’è qualcosa che non va. Quindi, ripeto, attenti al discount dei social. Lì non esiste un filtro. Tante volte si tratta di persone che non hanno preparazione e competenza, non garantiscono sicurezza e materiali adeguati”. Poi, sembra scontato ma è bene ribadire che “un intervento di medicina estetica non può essere svolto da chi non è laureato in medicina. Si tratta di un reato penale, esercizio abusivo della professione”.

Le garanzie da chiedere sui materiali
“Le strutture sanitarie – chiarisce ancora il presidente di Agorà - hanno l’obbligo di registrare i farmaci e devono redigere costantemente un elenco, con tanto di data di scadenza e firma del direttore sanitario. Poi, ad esempio per l’acido ialuronico, sarebbe buona prassi aprire la confezione davanti al paziente. Dentro c’è un’etichetta adesiva, che andrebbe staccata e messa sulla cartella clinica o sul consenso informato, dove viene riportato ad esempio il numero del lotto, quindi la tracciabilità del prodotto, con la data di produzione e quella di scadenza”.
Quando un medico deve dire no
Ma quando un medico estetico deve dire no a un trattamernto, ad esempio su un minore? “Esiste un dato di legge - premette Cavallini -. Quando l’inestetismo o la deformità sono congeniti o creano un fortissimo disagio psicologico a un under 18, e questo viene testimoniato dalla valutazione di uno psichiatra o di uno psicologo, possiamo procedere, con la firma di entrambi i genitori. Un esempio su tutti, le orecchie a sventola. C’è chi viene bullizzato, preso in giro, non si taglia i capelli o non va al mare. In quel caso il chirurgo può operare. Poi capita che arrivino la mamma o il papà con la ragazzina che vuole fare il seno o la liposuzione. Di solito diciamo di no. Anche perché l’adolescente non ha ancora una struttura fisica definitiva, chiamiamola così. Quindi è prematuro intervenire”.