Venerdì 16 Maggio 2025
RITA BARTOLOMEI
Inchieste

La corsa ai baby ritocchi: filler e botulino, la moda (anche) della Generazione Alpha

Bartoletti (Sime): “Le ragazze si organizzano gruppi e spesso si rivolgono a chi non è medico”. Il divieto in Gran Bretagna e cosa dice la legge italiana. Fundarò (Aiteb): “Le complicanze nella medicina estetica? Tra il 5 e il 10% dei casi”

La corsa ai baby ritocchi: filler e botulino, la moda (anche) della Generazione Alpha

Roma, 20 aprile 2025 – Labbra e zigomi rifatti, a prova di test sui social. Va così da anni ma oggi le gabbie della bellezza dopo la Gen Z hanno catturato anche la Generazione Alpha, quella dei nati dopo il 2010. “Ragazze molto giovani chiedono ritocchi – è la testimonianza di Emanuele Bartoletti, presidente Sime, Società italiana di medicina estetica, nata a Roma 50 anni fa –. La colpa di base è dei social”. Da moda a dipendenza. Con tanto di tutorial per iniezioni fai-da-te. Spopolano i baby ritocchi - botulino per i maschi - ma, a latere, anche i baby party, bambine di 5 anni festeggiano il compleanno con l’estetista a casa, tra maschere viso e manicure.

Emanuele Bartoletti, presidente Sime (Società italiana di medicina estetica)
Emanuele Bartoletti, presidente Sime (Società italiana di medicina estetica)

Medicina estetica e minori, i numeri

Intanto, possiamo pesare con credibilità la percentuale di giovanissimi, anche minorenni, che chiedono trattamenti? Non proprio. “Il 51,7% degli intervistati afferma che si recano presso lo studio pazienti minori di 18 anni”, ha chiarito nel 2024 un’indagine Sime riferita all’anno precedente (le interviste hanno ottenuto 287 risposte tra i soci). Mentre tra 2022 e 2024, secondo un’analisi commissionata da Facile.it, quasi un under 25 su tre (il 30%) ha dichiarato di essersi sottoposto a un intervento di chirurgia o medicina estetica.

I gruppi di universitarie

“Trenta per cento? Dipende a cosa ci riferiamo. Se si parla di chi arriva a chiedere trattamenti e terapie, probabilmente quella percentuale può essere anche superata - chiosa Bartoletti - . A Roma ci sono ragazze di 19-20 anni che frequentano l’università e organizzano gruppi, si rivolgono a medici che non dicono mai di no. Me lo ha raccontato una mia paziente. Era coinvolta anche la figlia, che poi per fortuna ci ha ripensato”.

La legge in Gran Bretagna

In Gran Bretagna questo fenomeno è descritto in tre parole, toxic teen generation. Proprio per mettere un freno alla deriva, nel 2021 è stata approvata una legge, Botulinum Toxin and Cosmetic filler, è reato sottoporre a questi trattamenti i minori. Ma Piero Fundarò, past president Aiteb (Associazione Italiana Terapia Estetica Botulino), smonta i facili entusiasmi: “Se sei medico, infermiere, dentista o farmacista puoi farlo, quindi mi pare una norma inutile”. In Italia, invece, resta obbligatorio il consenso dei genitori - anche se l’ultima parola spetta al medico -, mentre l’anno scorso il ministero della Salute ha ribadito con una circolare il divieto di protesi al seno under 18 (legge 86 del 2012) quando lo scopo sia puramente di bellezza.

Labbra e zigomi rifatti 

Le giovanissime, conferma il presidente Sime, chiedono soprattutto di ritoccare labbra e zigomi, “quindi terapie con filler”. Da esibire poi sui social, “perché oggi rappresentano uno status symbol, come succedeva ormai tantissimi anni fa negli Stati Uniti”. Detto da un medico che studia il fenomeno degli adolescenti da molto tempo, “abbiamo fatto il primo congresso ormai tantissimi anni fa”. Ma perché non va bene? “C’è un problema di fondo - spiega Bartoletti -. Magari a vent’anni si hanno insicurezze tipiche di quell’età. Una cosa è cercare di vincerle interiormente, un conto è provare a superarle trasformandosi”. E se ci si pente, come per i tatuaggi? Il rifacimento delle labbra è reversibile? “Per fortuna sì, anche perché, almeno sulle giovani, non dovrebbero mai essere usati filler permanenti. Il problema è che comunque questi tessuti si sono distesi e hanno subìto stress importanti. Quindi se poi si torna indietro, la risposta non sarà ottimale”.

A cosa bisogna dire no 

Ma a cosa bisogna dire no? “Alle trasformazioni, perché la medicina estetica è prevenzione, manutenzione, correzione solo se c’è un’indicazione - rimarca il presidente Sime -. Vale anche per le signore che vogliono esagerare, vanno bloccate perché si rischia il ridicolo. Le ragazze di 16 anni, invece, possono chiedere un check up della pelle o un’educazione cosmetica. Perché magari usano creme antirughe a 17 anni e si rovinano la pelle. E questo, purtroppo, è molto frequente”.

”Occorre un registro nazionale”

La medicina estetica non è ancora una specializzazione. “Non esiste ancora un riconoscimento ufficiale per il percorso formativo - lamenta il presidente Sime -. Questo alimenta il sottobosco. Attraverso Fnomceo vogliamo arrivare a un registro nazionale, riservato a medici che abbiano seguito una formazione che dovrà essere autorizzata. Il paziente apre il sito e verifica. Oggi questo esiste in poche città”.

Le complicanze 

Nell’indagine Sime del 2024 quasi il 40% dei 287 soci intervistati dichiara “che sono stati riscontrati eventi avversi causati da altri professionisti nell’ultimo anno”. Ma Fundarò chiosa: “Da letteratura, le complicanze oscillano tra il 5 e il 10%. La parola ha un significato preciso, indica un problema che perdura dopo una settimana dal trattamento, possono essere anche eventi non gravi”.

Check up necessario

Nel caso delle giovanissime, è la sintesi di Bartoletti, “le complicanze di solito sono provocate dal filler, ad esempio se una persona soffre di una malattia autoimmune in fase attiva. Per questo serve prima un check up generale, ed è prevista anche una valutazione psicologica”.

Il cambiamento nel corso degli anni 

Ma cosa chiediamo oggi alla medicina estetica? Da almeno 15 anni, osservano gli esperti, le persone si aspettano vere e proprie trasformazioni. Per Bartoletti “la richiesta è altissima, la crescita non si ferma, l’offerta va di pari passo ma spesso non è di buona qualità. Ci sono medici che si buttano a fare questo mestiere perché comunque c’è lavoro per tutti, ma non hanno le competenze specifiche. Però il problema sono anche i non medici. Per questo è importante educare il pubblico”.