Martedì 24 Giugno 2025
RITA BARTOLOMEI
Inchieste

Baby gang, l’Italia ha paura. L’allarme dell’Antimafia e la mappa del Viminale

Il fenomeno entra nell’ultima relazione della Dia. Secondo il ministero dell’Interno, le bande giovanili sono diffuse in tutto il Paese. Un cittadino su due le considera in crescita (Eurispes 2025). Indagine in Campania: uno studente su tre ne fa parte o vorrebbe entrarci

Il Rapporto Eurispes 2025 fotografa la percezione degli italiani su baby gang e tappismo: per il 52,5% questi fenomeni sono aumentati. Risposte che rivelano un diffuso senso di insicurezza dei cittadini

Il Rapporto Eurispes 2025 fotografa la percezione degli italiani su baby gang e tappismo: per il 52,5% questi fenomeni sono aumentati. Risposte che rivelano un diffuso senso di insicurezza dei cittadini

Roma, 8 giugno 2025 – Baby gang in Italia. Meglio, bande giovanili. Spesso sono minori – italiani e stranieri, ragazzi e ragazze, sempre più giovani –, armati di coltelli, tirapugni e voglia di far danni ma soprattutto di click e vetrine social. L’allarme rimbalza dall’ultima relazione Dia (Direzione investigativa antimafia) al Festival internazionale dell’economia che si è chiuso il 2 giugno a Torino. Dal rapporto Eurispes 2025 all’analisi di Confcommercio, che nell’ultima edizione della Giornata nazionale “Legalità ci piace!” ha pesato (anche) il conto di atti vandalici e rapine, bande minorili e mala movida. Gli esperti invitano a tenere distinti la devianza dalla criminalità giovanile, quella che esibisce (anche) le pistole. La cronaca però dimostra che i livelli si possono incrociare, con risultati nefasti.

Tra i reati commessi dalle bande giovanili ci sono senz’altro i vandalismi
Tra i reati commessi dalle bande giovanili ci sono senz’altro i vandalismi

L’allarme della Dia

La definizione di baby gang entra dunque nell’ultima relazione della Direzione investigativa antimafia (2024) come “fenomeno allarmante”, “espressione di una preoccupante devianza minorile”. “Giovani e giovanissimi, infatti – è l’analisi –, specie se provenienti dalle fasce sociali marginali, quindi alla ricerca di un’auto-affermazione identitaria, rischiano di essere affascinati e attratti dai simboli deteriori di potere e successo come quelli che, apparentemente, solo il potere mafioso sembra in grado di offrire”.

Un italiano su due: fenomeno in aumento

Il Rapporto Eurispes 2025 accende un’altra spia rossa. Le bande preoccupano un italiano su due. “La criminalità giovanile emerge come il fenomeno percepito in più netta crescita: ben il 52,5% degli intervistati ritiene che baby gang e teppismo siano aumentati nella propria zona, un dato particolarmente allarmante poiché rappresenta una maggioranza assoluta e mostra la percentuale più bassa di indecisi (16,9%)”. Questi numeri sono preziosi, la percezione pesa il senso di insicurezza dei cittadini.

La mappa delle baby gang 

Le bande sono diffuse in tutta Italia, l’ultimo studio del Servizio analisi criminale (dati di polizia e carabinieri) ci fa sapere: nel biennio 2022-2023, “73 province italiane hanno registrato sporadiche attività violente o devianti poste in essere da gang giovanili (...) presenti nella maggior parte delle regioni”. Diagnosi confermata da Andrea Olivadese, che dirige la Seconda divisione Sco della polizia. I reati più frequenti, chiarisce, sono “rapine, aggressioni anche gratuite o violenza di genere. Un elemento veramente nuovo è la grande possibilità di veicolare e moltiplicare i contenuti, attraverso i social. L’altro è l’abbassamento dell’età”. Non più solo 15enni, anche 12enni.

Non solo periferie degradate 

Il fenomeno sfugge ai luoghi comuni. E pervade non solo le periferie degradate. Alza la testa anche nelle zone più ricche d’Italia. Come Maser, un gioiello di paese in provincia di Treviso. Un 18enne ha denunciato ai carabinieri di essere stato picchiato dal branco, erano in 5 contro 1, nelle interviste tv si vede l’occhio destro pesto e un segno di lama sul viso, coperto da un cerotto. Le indagini chiariranno. Negli archivi della cronaca resta il duello di Bologna, ai Giardini Margherita nel 2013 si confrontarono, con caschi da moto e tirapugni, le due fazioni di Bolobene e Bolofeccia, insomma i fighetti e gli altri. Dunque le bande giovanili sono trasversali. “Sì, questo elemento c’è – riconosce Olivadese – . Ad esempio quando parliamo di violenze gratuite o atti percepiti come di ‘divertimento’”.

A questo link i dati del Viminale

L’indagine nelle scuole di Napoli

Da Nord a Sud. La Fondazione ’I figli degli altri’ ha condotto uno studio su 1.200 studenti in sei scuole, tra Napoli e Santa Maria Capua Vetere. Un ragazzo su 3 ha confidato di essere già legato a una baby gang o di avere quell’obiettivo. Ma perché? La risposta più ripetuta: il bisogno di appartenenza e accettazione. Ma anche la paura dell’esclusione e della solitudine; il desiderio di sentirsi protetti e rispettati, importanti o potenti; l’alternativa alla mancanza di figure di riferimento positive, in famiglia e a scuola. L’ultimo punto, cruciale, è illuminato dalle risposte sui bisogni emergenti. Dove svetta la richiesta di tutela e protezione psicologica, anche dalla pressione dei ‘pari’.

Baby gang, come si agisce? 

Qual è allora la risposta alla domanda cruciale, come si deve intervenire? Quali sono le leve per agire sul fenomeno? Rosetta Cappelluccio, psicologa e presidente della Fondazione, fa questa sintesi: “I ragazzi cercano modelli di riferimento e un orientamento per recuperare il senso critico, non riescono a sviluppare abilità relazionali. Chiedono proprio un’educazione all’affettività e soprattutto al riconoscimento delle emozioni. Intanto vivono un senso di solitudine, anche da qui il bisogno di appartenere a una baby gang. Su questo aspetto occorre intervenire, ad esempio creando spazi di aggregazione”.

Sonno e non solo: conta (anche) la qualità di vita

Ma la psicologa entra anche nelle condizioni materiali. Rimarca: “Bisogna migliorare la qualità di vita di questi giovanissimi”. Che dormono poco e male. “Nell’ultimo decennio abbiamo registrato un’alterazione del processo sonno-veglia che determina una modifica a livello di neurotrasmettitori, ce lo rivelano molti studi. Da qui un aumento del senso di solitudine, della depressione, del self cutting e una difficoltà a fronteggiare qualsiasi forma di frustrazione”. La deprivazione del sonno è legata all’uso dei device?Assolutamente sì – non ha dubbi la psicologa -. Anche solo la luce del telefonino nella camera da letto disturba. Alla fine, è come vivere in uno stato di ansia permanente”.

Le bande giovanili in Italia sono un fenomeno diffuso nei grandi centri urbani ma anche nei piccoli centri
Le bande giovanili in Italia sono un fenomeno diffuso nei grandi centri urbani ma anche nei piccoli centri