Giovedì 18 Aprile 2024

Inchiesta seria Il giustizialismo non serve

David

Allegranti

punta il nome di…" è un grande classico del giornalismo di "mascariamento", termine siciliano che si usa per intendere l’arte dello schizzo di fango e della delegittimazione personale. Anche nel caso del "Qatargate", inchiesta per la verità solida come dimostrano fin qui la flagranza di reato e i pacchi di soldi recuperati in valigie e abitazioni, è tutto uno spuntare qualcosa. Ieri qualcuno titolava sul "club degli amici" dell’europarlamentare Andrea Cozzolino, il cui assistente Francesco Giorgi, compagno dell’ex vicepresidente del Parlamento Ue Eva Kaili, è stato arrestato nei giorni scorsi insieme all’ex deputato europeo Antonio Panzeri. Altri accostavano il sistema Panzeri allo tsunami Mani Pulite. Magari scopriremo che il "Qatargate" è un caso di corruzione ancora più grosso di quel che già emerge, ma mentre l’inchiesta belga è pulita – le intercettazioni ci sono, ma è filtrato poco: pensate a che cosa sarebbe successo se le indagini fossero nate in Italia; sarebbe stata l’apoteosi del circuito mediatico-giudiziario — i riflessi condizionati attorno a essa sono sempre i soliti: c’è un fatto presunto criminale e attorno ci si costruisce la sociologia. Succede nella pubblica opinione, ma anche nella comunità politica. "I fatti che vengono ricostruiti, con tanto di flagranza di reato con cui bisogna fare i conti al di là di qualsiasi garantismo, sono quanto di più lontano ci possa essere da Articolo 1", ha detto Roberto Speranza in un’intervista alla Stampa. "Indignarsi non basta", ha aggiunto il vicesegretario del Pd, Peppe Provenzano. Essere capaci di discernimento e informati sui fatti autorizza naturalmente chiunque a farsi un’idea, a commentare non solo le sentenze ma persino le indagini. Il garantismo però non è un gargarismo: non è che l’indignazione non basta, è che non serve.