Giovedì 25 Aprile 2024

Incastrato dai video Violenza sessuale nel treno dei pendolari Arrestato dopo 17 giorni

Milano, preso pizzaiolo egiziano dopo la denuncia di una studentessa 21enne "Era gentile, voleva aiutarmi. Poi il suo sguardo è cambiato, io piangevo". Lei l’ha colpito ed è fuggita. Decisivo il software di riconoscimento facciale.

Incastrato dai video  Violenza sessuale  nel treno dei pendolari  Arrestato dopo 17 giorni

Incastrato dai video Violenza sessuale nel treno dei pendolari Arrestato dopo 17 giorni

di Nicola Palma

"Sembrava gentile. L’unica cosa strana della conversazione è che mi ha chiesto l’età e io per sicurezza gli ho detto che avevo 17 anni". In realtà, Ambra (nome di fantasia) di anni ne ha 21, ma in quel momento, pur non percependo "un pericolo", ha pensato che "dire che fossi minorenne" potesse tenere quello sconosciuto "alla larga". Sono le 10.16 del 5 aprile, siamo al binario 1 della stazione Garibaldi di Milano. La ragazza, originaria della Toscana, sta cercando un treno per raggiungere Bergamo: deve incontrare il fidanzato per recuperare la borsetta che il giorno prima ha dimenticato nel suo zaino. L’uomo si avvicina e si offre di aiutarla: le dice che il treno giusto è già partito e "che avrei potuto prendere quello per Treviglio, per poi proseguire da lì". Alle 10.25 arriva il convoglio del Passante, linea S5 numero 24531: "Mi ha detto che era quello il treno sul quale sarei dovuta salire – la ricostruzione a verbale –. Lui mi ha toccato la mano, non stringendomela, ma quasi come un accompagnamento".

I due salgono, separati: inizialmente la ventunenne perde di vista lo sconosciuto, per poi ritrovarlo nella parte superiore dell’ultima carrozza. "Se vuoi siediti pure qui!", le indica il posto vicino al suo. La ragazza accetta, ma poco dopo inizia l’incubo: "Ho visto cambiare il suo viso, sembrava che non mi ascoltasse più, ma che mi guardasse con un’attenzione diversa: il suo sguardo era diverso. Mi ha detto: perché non sei venuta prima?". L’uomo salta addosso alla vittima, le blocca i polsi e la spinge contro il finestrino, la palpeggia e tenta di denudarla; lei prova a difendersi in tutti i modi, ma lui alterna momenti di aggressività ad altri in cui non sembra accorgersi di quello che ha appena fatto: "Stai tranquilla, non ti faccio niente, perché piangi?".

Lo scompartimento è vuoto: l’unico passeggero che c’era si è alzato prima del raid. A un certo punto, Ambra approfitta di un momento in cui il bruto le lascia libero il braccio destro e gli sferra un colpo sul mento, liberandosi dalla presa. Poi scappa in cerca di aiuto, mentre lui scende le scalette e si avvicina all’uscita, scappando alla fermata Forlanini prima che gli agenti della polfer chiudano le porte per intrappolarlo. A diciassette giorni da quel viaggio drammatico, gli investigatori della Squadra mobile, guidati dal dirigente Marco Calì e dal funzionario Stefano Veronese, hanno dato un nome al presunto violentatore: in manette è finito ieri mattina il trentaseienne egiziano Ghit R., regolare e incensurato, habitué della tratta per Pioltello, Comune dell’hinterland dove lavora come pizzaiolo; ora è a San Vittore, destinatario dell’ordinanza emessa dal gip Lorenza Pasquinelli su richiesta dell’aggiunto Maria Letizia Mannella e del pm Rosaria Stagnaro. I poliziotti sono partiti dall’analisi dei filmati registrati dalle telecamere, sia quelle installate a Garibaldi sia quella che ha ripreso, seppur in maniera sfocata, l’agguato sul treno. I frame sono stati inseriti nel software Sari del riconoscimento facciale, che ha rimandato la compatibilità con la faccia di Ghit R. Quel riscontro preliminare è sostenuto da altri due elementi: il fatto che più volte il trentaseienne è stato controllato negli ultimi mesi a bordo dei treni sulle tratte Pioltello-Novara e Varese-Treviglio, con regolarità da pendolare; e le tracce lasciate dal suo cellulare, che quella mattina hanno agganciato le celle che coprono le zone della città attraversate dall’aggressore.

Da ultimo, il 13 aprile, quel volto è stato mostrato ad Ambra, in un album fotografico con altri visi: "Mi ricorda l’uomo che mi ha aggredita per espressione degli occhi, forma della faccia e la cosa che me lo ricorda di più è la bocca e i denti, un po’ larghi e non molto dritti". Per il giudice che ha disposto la custodia cautelare in carcere, le "modalità esecutive del reato" sono "sintomatiche di una non irrilevante pericolosità sociale, atteso che l’indagato non è stato in grado evidentemente di dominare i propri impulsi sessuali, per soddisfare i quali non ha esitato a esercitare una violenza fisica e prolungata sulla persona offesa".