Venerdì 19 Aprile 2024

In quei ragazzi abitava l’amore per le radici

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Davide

Rondoni

Abbiamo perso la metà dei nostri ragazzi, ha detto il sindaco di Castelmagno parlando dei cinque ragazzi morti mentre tornavano dal veder le stelle. Una frase che fa tremare il cuore e che come ogni dolore, se resta solo sentimentale e non si trasforma in morale, e in preghiera, ci lascia solo piu vuoti e attoniti. Il paese ha 54 abitanti, i ragazzi erano legatissimi alla loro terra impervia e bellissima, alcuni proseguivano il mestiere di malgaro della famiglia. Le cime sopra Cuneo, terra di gente tosta, ora faranno per sempre corona a questa giovinezza spezzata, consegnata al cielo ammirato da quegli occhi la notte. E resta in questo fatto un segno potente. Un segno che scuote appunto la nostra energia morale, non solo il sentimento. L’amore per la loro terra di questi ragazzi è un segno dei nostri tempi, che vorrebbero trasformarci e trasformare i nostri giovami sempre piu in astratti “abitanti del mondo”, finti cosmopoliti o meglio turisti senza radici.

A questa vita senza legame con i propri luoghi alcuni, come gli abitanti del paese ferito, si oppongono, non per tradizionalismo stupido o neghittoso provincialismo, bensì per la forza amorevole e misteriosa che lega un uomo alle circostanze della nascita. Lo fa il sindaco richiamando le Istituzioni centrali – come riportato ieri da questo giornale – a non spender montagne di soldi per redditi che inseguono i pigri mentre bastano poche migliaia di euro per assicurare meglio la vita di chi lavora in luoghi cosí. E lo fa la giovinezza di questi ragazzi oggi scritta per sempre tra le stelle di Dio e quella dei loro amici rimasti, che dovranno amare il luogo con un amore più duro, più estremo e costruttivo. La giovinezza e la bellezza d’Italia, anche in questi suoi sperduti borghi, sono una sfida per tutti. Specie per chi ha responsabilità politiche e culturali. Serviamo i nostri luoghi? E i bravi giovani come questi?