In prigione per 43 anni, era innocente

Missouri, scagionato dalle accuse di triplice omicidio. "Ora voglio andare sulla tomba di mia madre e vedere l’oceano per la prima volta"

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di Giampaolo Pioli

È rimasto 43 anni in carcere per un triplice omicidio che ha sempre detto di non aver commesso. Adesso a 62 anni Kevin Strickland, ridotto su una sedia a rotelle, è finalmente un uomo libero, ma non riceverà nessun risarcimento per il tempo passato in carcere. Solo il suo nome e la sua reputazione sono tornati puliti. Nessuno gli ridarà i 516 mesi durante i quali è stato ingiustamente rinchiuso nel Western Missouri Correctional Center. Aveva solo 18 anni al momento del delitto. Sulla sua testa pesava anche una condanna a morte per il triplice omicidio che fortunatamente non è mai stata eseguita.

Il suo è uno dei periodi di detenzione sbagliata più lunghi della storia americana. Anche la testimone oculare, rimasta ferita nella sparatoria e morta nel 2015 dopo averlo ingiustamente accusato, si era corretta più volte, sostenendo che l’unico vero elemento di identificazione erano i lunghi capelli con le treccine molto comuni però nella giovane popolazione afroamericana degli anni Settanta. La donna infine aveva ritrattato, ammettendo prima di morire che la sua era stata un’accusa ingiusta, forzata dalle pressioni della polizia e di fatto consentendo la riapertura del caso. Altri due uomini che si erano invece dichiarati colpevoli del triplice assassinio sono usciti di galera dopo appena 11 anni.

"Onestamente non ho mai pensato che il giorno della mia liberazione sarebbe arrivato – ha detto commosso Strickland –. Lo devo ai miei avvocati e a chi ha sempre sostenuto la mia innocenza. Purtroppo non sono riuscito a salutare mia madre, che è morta un anno fa, ma la prima visita fuori dal carcere l’ho fatta visitando la sua tomba al cimitero. La seconda cosa che voglio fare è vedere l’oceano per la prima volta. So nuotare, ma non ho mai visto il mare". Durante i numerosi processi che si sono susseguiti Kevin, che in carcere ha studiato e insegnato agli altri detenuti, ha sempre detto che era in casa a guardare la televisione e non ha mai partecipato alla sparatoria.

Un’associazione americana che si batte contro le condanne ingiuste ha aperto una campagna di sottoscrizione per raccogliere fondi a suo favore e permettergli di proseguire nella nuova vita di uomo libero.

"Farò seminari e lezioni – dice –. Ho già qualche richiesta. Il nostro sistema giudiziario è da rivedere profondamente". Solo nel 2020 in America le sentenze revocate perché risultate sbagliate sono state 129, ma i condannati innocenti che sono stati liberati avevano già trascorso 1.737 anni in carcere.