In lotta (a mani nude) contro un orso La vita di Patrick come un romanzo

Sette giorni di combattimenti in Alaska, la storia vera ha ispirato il nostro scrittore per un racconto

Migration

Marco

Buticchi

Allontanare dalla mente l’assillo del progresso era diventato per Patrick Gersaw (nome di fantasia) una necessità. Lui, manager in carriera presso una multinazionale a New York, aveva raggiunto il punto di saturazione. Così aveva scelto a caso una cittadina sperduta lungo le coste della penisola di Seward, sul mare di Bering, in Alaska per ritrovar sé stesso. I due motori Pratt &Witney del turboelica sgangherato borbottavano ancora, quando Gersaw si avviò verso l’edificio del piccolo aeroporto di Nome. Appena uscito avviò il potente fuoristrada e si avventurò verso il cuore dell’Alaska.

Pat si era addormentato nell’auto noleggiata dopo aver percorso una cinquantina di miglia, osservando un cielo limpido e puro come mai aveva avuto modo di vedere. Al mattino si era incamminato lungo le sponde di un lago dalle acque cristalline, passeggiando nel bosco.

Il rumore, il sibilo di un possente respiro, giunse a turbare la magia. Gersaw provò un immediato senso di disagio, che si trasformò in paura cieca quando l’uomo si volse. L’orso, un grizzly adulto di due metri d’altezza, stava dirigendo verso di lui. Camminava a quattro zampe, con calma. Lo osservava con le fauci socchiuse e i denti che, candidi, risaltavano tra le labbra scure.

Il grizzly si aspettava che l’umano si desse alla fuga o accennasse a una reazione. In entrambi i casi lo avrebbe ghermito e ucciso con i suoi possenti artigli. Invece quell’uomo era rimasto immobile, gli occhi dentro ai suoi. Possibile che non avesse paura del re della foresta?

Impietrito, l’uomo riuscì a muovere le braccia e gridò. L’orso si mosse con impensabile agilità, girò le terga e si allontanò nella boscaglia. Pat Raggiunse l’auto e girò la chiave, senza che il motore desse cenno di risposta. L’uomo afferrò allora il suo cellulare. Non ebbe neppure il tempo di verificare il campo. La zampa gigantesca dell’orso mandò in frantumi il vetro ascendente del passeggero e incominciò a vorticare all’interno dell’abitacolo cercando di ghermire l’umano. Il grizzly aveva la testa e le spalle incastrate nel finestrino. Pat aprì il suo sportello e si mise a correre più che poteva. Presto l’animale inferocito sarebbe riuscito a liberarsi e lo avrebbe rincorso. Era perduto.

L’uomo percepì il respiro sempre più vicino. Gli parve che un masso si fosse abbattuto sulla sua gamba, inciampò e cadde riverso. Quando riuscì a girarsi l’enorme muso dell’orso era sopra di lui, poteva sentire il suo alito fetido. La belva emise un sommesso ruggito. Pat gridò di paura. Ma lo fece talmente forte che l’orso mollò la presa. Rialzatosi a fatica osservò la gamba ferita e il miraggio della salvezza gli apparve all’improvviso: nella radura si ergeva una capanna, probabilmente un rifugio di boscaioli. Pat la raggiunse e utilizzò gli indumenti per bendarsi. Il mattino seguente avrebbe raggiunto l’auto e cercato il telefono perduto nell’attacco.

Ma, appena scese la notte, l’orso prese a girare attorno alla costruzione come una sentinella.

"Un giocattolo", esclamò Pat disperato. "Sono soltanto un giocattolo per lui". Mentre diceva questo il grizzly si scagliò contro la porta. Gersaw sapeva che l’uscio non avrebbe potuto reggere a lungo. L’uomo salì allora sul tetto e scrisse sulla poca neve ancora presente le lettere SOS. Poi tornò nella capanna e si preparò a vendere cara la pelle.

L’orso non aveva fretta. La porta avrebbe presto ceduto lasciandolo padrone del suo giocattolo. Almeno sino a che non si fosse stufato. Così per sette notti, ogni notte, il grizzly compì un piccolo passo per scardinare l’unico baluardo che lo separava dal suo giocattolo.

Il comandante Carbajal della Guardia Costiera stava rientrando da una missione nell’interno, quando distinse il messaggio di soccorso sul tetto della capanna ai limiti di un bosco deserto. Immediatamente manovrò affinché il suo elicottero Sikorsky HH 60 si preparasse all’atterraggio. Il Grizzly si erse in tutta la sua mole: dopo sette notti la porta era pronta a cedere. Pat vide i cardini piegati. Si raggomitolò in un angolo e rimase in attesa di morire. Invece il silenzio fu rotto dal frastuono delle turbine dell’elicottero. Patrick Gersaw entrò nel suo ufficio. La segretaria lo vide claudicante e gli chiese sorridente. "Andata bene la sua vacanza, signor Gersaw? Che cosa le è successo’"

"Nulla, Miriam. Ho solo giocato a fare il giocattolo. Ma la prossima vacanza resto volentieri qui a New York!"