Venerdì 19 Aprile 2024

In Kazakistan dilaga la rivolta del gas Morti e feriti, sciolto il governo

Assaltati i palazzi del potere dopo il rincaro dei carburanti, il presidente Tokayev invoca l’aiuto della Russia

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di Elena Comelli

La rivolta del gas dilaga in Kazakistan. I disordini scoppiati sull’onda dei rincari sui prodotti energetici fanno vacillare il più fedele alleato di Vladimir Putin, dopo l’irruzione dei manifestanti nel municipio dell’ex capitale Almaty, la città più popolosa del Paese, e il blocco dell’aeroporto, sequestrato da una quarantina di rivoltosi. Una protesta senza precedenti nella storia dell’ex repubblica sovietica, indirizzata soprattutto contro l’aumento del prezzo del gpl. Tra le ragioni dei rincari dell’energia, però, anche l’estrazione di bitcoin: il Kazakistan è il secondo Paese ’estrattore’ al mondo di criptovalute (dopo gli Usa), attività che utilizza molta elettricità e che avrebbe causato aumenti importanti.

La rivolta si sta trasformando in una vera e propria guerra civile, con pesanti interventi delle forze dell’ordine e la dichiarazione dello stato d’emergenza da parte del presidente Kassym-Jomart Tokayev, che ha deciso ieri di sciogliere il governo e ha estromesso dal Consiglio di Sicurezza il suo predecessore, il padre-padrone della nazione Nursultan Nazarbayev, insediandosi al suo posto. E ha chiesto l’aiuto della Russia per reprimere le proteste. L’intervento delle forze dell’ordine ha portato ad almeno 200 arresti e a 8 agenti e soldati morti negli scontri (circa 320 quelli feriti).

La Casa Bianca ha chiesto "moderazione" alle autorità kazake, specificando che sono "folli" le voci di un sostegno Usa ai manifestanti. "È una delle tecniche di disinformazione utilizzate dalla Russia", ha detto una portavoce. "Presto presenterò nuove proposte per la trasformazione politica del Paese", ha detto Tokayev in un messaggio sul canale tv di Stato, minacciando il pugno di ferro. "Non ascoltate chi vi incita ad assalire gli edifici del governo. Si tratta di un crimine per il quale sarete puniti", ha ammonito, mentre il centro di monitoraggio NetBlocks denunciava un blackout di internet in tutto il Paese, mirato a limitare "la copertura dell’escalation delle proteste". In molti edifici di Almaty attorno al palazzo presidenziale, sotto assedio dei manifestanti, è stata anche tolta l’elettricità.

I disordini sono partiti nel fine settimana dalla regione di Mangystau, una zona ricca di petrolio e di gas, da cui però gli abitanti non derivano alcun vantaggio. A causare l’aumento, la decisione del governo di porre fine gradualmente ai sussidi e consentire così al mercato di dettare i prezzi. L’ultima fase del processo si era conclusa sabato scorso, comportando un raddoppio dei prezzi del gpl nelle stazioni di servizio. Ma annunciare ribassi non è bastato a sedare le proteste.