Martedì 23 Aprile 2024

In fuga verso la Spagna, presa Lady Camorra

Maria Licciardi, potente boss dell’omonimo clan è stata fermata all’imbarco a Ciampino. Aveva capito che stava per essere arrestata

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di Nino Femiani

La sua storia ha ispirato una delle eroine noir di "Gomorra". A lei pensarono gli sceneggiatori quando immaginarono il crudele personaggio di Scianel, una donna dura, implacabile, senza pentimenti, capace di comandare sull’universo violento della malavita di Secondigliano. Maria Licciardi, detta ‘a piccerella’ (la piccolina a causa delle sua bassa statura), 70 anni, era diretta in Spagna, precisamente a Malaga dove vive da tempo una figlia. I carabinieri del Ros l’hanno fermata nell’aeroporto romano di Ciampino. In fila con lei, per la consegna dei bagagli, c’erano due body guard per i quali non sono state disposte misure cautelari. Quando è stata circondata dai militari, non ha opposto alcuna resistenza. È rimasta tranquilla quando le hanno mostrato il provvedimento di fermo emesso dalla Procura di Napoli che l’accusa di essere l’elemento apicale del clan denominato "Alleanza di Secondigliano".

"A piccerella", infatti, è ritenuta al vertice dell’organizzazione fondata dal fratello Gennaro detto "‘a scigna", considerata il più potente cartello di camorra di Napoli e provincia in grado di governare traffici milionari illeciti e leciti. Dopo gli arresti dei fratelli Pietro e Vincenzo e la morte di Gennaro (nel carcere di Voghera per un’infezione), il suo carisma all’interno del "Sistema" è enormemente cresciuto, tanto da essere considerata il "ministro dell’economia" del clan, capace di gestire la cassa comune e gli affari migliori, comprese le trattative di compravendita immobiliare e le aste giudiziarie. Un ruolo che, tuttavia, esercitava con estrema decisione e violenza. Il decreto di fermo, infatti, scaturisce da un provvedimento dei pm di Napoli dopo le minacce rivolte in prima persona a una donna che non aveva rispettato i patti con il clan, versando la quota stabilita per l’acquisto di un albergo. Un settore quest’ultimo in cui Maria Licciardi si era molto dedicata tanto da riciclare nel mattone una parte significativa del "tesoretto" di famiglia. Gli inquirenti non escludono che la sua scelta di andare fuori dall’Italia fosse stata dettata dall’aver compreso, grazie ai suoi radar, di essere finita nel mirino della procura e destinataria di una nuova misura cautelare dopo l’annullamento di quella emessa dal gip di Napoli nel 2019. Bassa di statura, capelli corti sempre in ordine, a volte schiariti da meches bionde, e una valigia nell’armadio pronta per la fuga: la Licciardi è considerata l’unico vero capo donna nella geografia della camorra, capace di mettere insieme ingenti patrimoni e di parlare, da pari a pari, con gli altri boss. Si racconta che il fratello Vincenzo dal carcere le abbia chiesto di bloccare la collaborazione di Costantino Sarno, uno degli uomini di vertice del gruppo. E lei, in mezza giornata, mise insieme 300 milioni di lire per comprare il silenzio del pentito e farlo ritrattare. Arrestata il 15 gennaio del 1998 è stata al carcere duro per 7 anni. Una esperienza che le servì a scalare la gerarchia criminale del clan di Secondigliano e Masseria Cardone. Il pentito di camorra Luigi Misso, elemento di vertice del clan, definì Maria una sanguinaria, "responsabile di più di cento omicidi", ma in realtà non è mai finita a processo con questa accusa. "Mi chiamo Licciardi Maria, sono casalinga ma ho sempre lavorato, ho fatto la calzolaia. Detesto la droga, se vedo dei giovani che si drogano mi dispero", disse ai giudici nel marzo del 2003 in un processo. Un low profile a cui nessuno crede.