In facoltà alle Maldive: "Salviamo i coralli"

Un patto tra l’università Bicocca e il governo del Paese per difendere la barriera. "Ci occuperemo delle tecniche di restauro"

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di Simona Ballatore

Il patto per difendere e restaurare le barriere coralline parte da Milano, dall’università Bicocca, e passa da un accordo siglato con il governo della Repubblica delle Maldive. Al centro c’è MaRHE Center, una finestra della Bicocca che da undici anni è spalancata sull’isola di Magoodhoo, nell’atollo di Faafu, dove in tempi pre-pandemia studiavano più di 170 universitari all’anno e una trentina di professori della Bicocca, oltre a un centinaio fra ricercatori e studenti stranieri e del Maldives Marine Research Institute. Se i viaggi sono interrotti da un anno, il ponte Milano-Maldive non viene meno e fissa nuovi pilastri. "Ci occuperemo di ecologia applicata", precisa il direttore del MaRHE Center Paolo Galli: "Il Governo della Repubblica delle Maldive – spiega – ci ha chiesto di fare un censimento di tutte le tecniche di coral reef restoration (restauro dei coralli, ndr) per scoprire quale funziona meglio e scrivere delle linee guida". Che saranno esportabili per altre scogliere e che costituiranno il cardine per formare una legge ad hoc chiamata a tutelare l’opera d’arte della natura e a selezionare i “super-coralli”, una generazione in grado di resistere ai cambiamenti climatici. "Quasi tutti i coralli tropicali hanno uno scheletro composto da carbonato di calcio, che è lo stesso materiale di cui è fatto il David di Michelangelo – ricorda il direttore –. Questa bellezza è associata però a una fragilità. Uno degli effetti del cambiamento climatico è l’acidificazione degli oceani, che “scioglie“ la struttura che li sostiene".

"Le sfide tecniche sono tante – aggiunge Shafiya Naeem, direttrice del Maldives Marine Research Institute – perché il corallo è esposto all’inquinamento e ad altre insidie, ma stiamo testando dei sistemi per restaurare la scogliera, come la frammentazione e la riproduzione dei coralli, per capire se si può rivitalizzare, e in questo il supporto dell’Università Bicocca è prezioso e strategico". Compito dei ricercatori milanesi sarà trovare la cura migliore per restaurare la barriera corallina ferita. E il progetto, con tanto di copia del David, sarà presentato anche nel padiglione Italia di Expo Dubai. Il piano prevede anche la sperimentazioni di nuovi biopolimeri in ambito marino con il coinvolgimento del dipartimento di Scienze dei materiali; l’anima di Scienze umane per la formazione sensibilizzerà sul tema della biodiversità. Per la messa a punto di nuove tecniche di coral restoration si collabora pure con l’Acquario di Genova. L’accordo – sottoscritto dalla rettrice Giovanna Iannantuoni e dal ministro delle Risorse marine della Repubblica delle Maldive, Zaha Waheed – è stato tenuto a battesimo dai rappresentanti delle istituzioni maldiviane, lombarde e milanesi. Che appena possibile incentiveranno gli scambi di ricercatori e studenti. Guarda in questa direzione anche il concorso “CorallaMib“. "Crediamo fermamente nei valori della sostenibilità e della salvaguardia della biodiversità – sottolinea la rettrice -. Anche gli studenti dell’università e delle superiori potranno mettersi alla prova proponendo soluzioni in grado di ridurre l’impatto antropico sulle barriere coralline o dare contributi dal punto di vista artistico e culturale. Quando la situazione sanitaria lo consentirà, i vincitori faranno esperienza sul campo, alle Maldive".