Giovedì 25 Aprile 2024

In cosa crede il patriarca degli ortodossi

Michele Brambilla

Michele Brambilla

Vladimir Michajlovic Gundajev, che ha preso il nome di Kirill (Cirillo I) quando è diventato il sedicesimo Patriarca di Mosca e di tutte le Russie, e che quindi è il capo della Chiesa ortodossa russa, crede in Dio? E in particolare in Gesù Cristo? La domanda non vuole essere offensiva. E non riguarda il fatto che abbia un patrimonio personale di oltre quattro miliardi di dollari, che giri con un orologio da trentamila dollari e che abbia uno chalet in Svizzera. Non riguarda neppure i sospetti di una sua militanza nel Kgb. Può darsi che siano maldicenze. E anche se fosse tutto vero, la Chiesa è fatta di peccatori.

La domanda riguarda un tema che ha fatto irruzione a sorpresa nel nostro mondo occidentale da quando Putin ha invaso l’Ucraina. E cioè. Credevamo che nel XXI secolo la commistione fra religione e guerra potesse riguardare solo il mondo islamico. E invece. Kirill ha dato una giustificazione messianica all’attacco all’Ucraina: è una guerra contro l’Occidente secolarizzato, che ammette le unioni gay e non crede più in niente. Ma non solo: ha aggiunto che i russi devono combattere da russi, cioè con la ferocia di cui sono capaci. Ecco perché la domanda iniziale: ma come può un cristiano pensare e dire cose del genere? Ho sentito l’altro ieri, a Radio 24, una citazione illuminante del teologo Vito Mancuso. Ha detto che nelle chiese ortodosse c’è un motto: "Il sangue pesa più dell’acqua". E cioè la nascita, la nazionalità, l’appartenenza a un popolo e a una tradizione pesano più del battesimo, dell’appartenenza alla cristianità. Il particolare pesa più dell’universale. Le chiese ortodosse – ha ricordato Mancuso – sono tutte chiese nazionali. Rispondono prima al proprio governo, e poi al vangelo.

Ma perfino nella Chiesa cattolica – che vuol dire universale – il sangue conta. Papa Francesco ha voluto sottolineare "l’abbaiare della Nato" forse anche perché è argentino e i sudamericani (non senza ragioni) non amano gli Stati Uniti, “los gringos”. Papa Wojtyla, che era polacco, forse avrebbe detto cose diverse su questa guerra, perché i polacchi non amano i russi. Non sto dicendo che Francesco e Giovanni Paolo II siano come Kirill: sto dicendo che anche fra i cattolici spesso fede e sangue si confondono. Troppe guerre sono state fatte, in passato, in nome di Dio. Ma gli uomini, per i cristiani, non dovrebbero essere tutti fratelli?