In bocca uno straccio con candeggina Chiara ha lottato per difendersi

La 27enne uccisa dal vicino di casa: l’ipotesi dell’aggressione a sfondo sessuale. Fatale un’emorragia

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di Giovanni Spano

Il sospetto di una forte emorragia interna, tracce di sangue e uno straccio imbevuto di candeggina o di altra sostanza corrosiva a tapparle la bocca al culmine di un’aggressione sessuale. Prende la forma del martirio l’omicidio di Chiara Ugolini, la commessa di 27 anni, allenatrice di pallavolo. La ragazza è stata trovata senza vita domenica dal fidanzato nella loro abitazione di Calmasino Bardolino, nel Veronese, sul lago di Garda. Chiara è rimasta uccisa in un agguato. Il vicino di casa, Emanuele Impellizzeri, 38 anni, è entrato nell’abitazione della donna, passando dal balcone. Lui abita al piano terra, la vittima al secondo di una palazzina di tre piani. Lei si stava vestendo in quel momento. Pur colta di sorpresa, ha reagito, lottato, ha graffiato in viso il suo assassino, ma è stata sopraffatta dalla forza, dalla brutale determinazione dell’operaio di origine catanese, da molti anni trapiantato in Veneto e da giugno in affidamento in prova ai servizi sociali per scontare un residuo di pena conseguente a una rapina risalente al 2006.

Pellizzeri, carrozziere di mestiere, è in stato di fermo. Lo ha bloccato la Polizia stradale di Firenze Nord sull’A1 all’altezza di Impruneta, alle porte di Firenze domenica verso la mezzanotte, una decina di ore dopo la scoperta del corpo senza vita di Chiara. Correva sulla sua moto di grossa cilindrata verso un’improbabile fuga, forse era diretto da alcuni parenti nel Napoletano. In tasca duecento euro presi al volo a casa. Sul volto, sul collo i segni dei graffi disperati di Chiara, l’estrema difesa prima di essere neutralizzata. La vittima non ha subito violenza sessuale. Altri indizi, le tracce di sangue evidenti, sia pure non copiose, sui vestiti dell’uomo.

A notte fonda tra domenica e lunedì Impellizzeri ha detto di voler fare dichiarazioni spontanee, verbalizzate dai carabinieri del nucleo investigativo di Verona del tenente colonnello Stefano Mazzanti, avvisati dai colleghi della Stradale e piombati a Firenze, convinti fin da subito della pista investigativa giusta: l’area del vicinato. Tanti gli indizi contro Impellizzeri, la sua sparizione improvvisa da casa, la moto che non si trovava, uno o più testimoni che l’hanno visto allontanarsi in tutta fretta. Oggi a Verona l’autopsia dovrebbe far chiarezza sulle cause della morte di Chiara, anche se si propende per la emorragia interna e forse un inizio di soffocamento e di avvelenamento causati dallo straccio intriso di liquidi corrosivi ficcato in bocca alla giovane. Non ci sarebbero viceversa segni, o segni evidenti di contusioni, al corpo o alla testa. Circostanza questa che rende meno probabile la possibilità di una spinta che avrebbe fatto cadere Chiara e sbattere la testa.

Di una spinta inferta alla 27enne che per questo sarebbe caduta battendo la testa, ha parlato Impellizzeri durante le sue dichiarazioni spontanee. Sempre oggi, o al più tardi doman,i è previsto, a Firenze, l’interrogatorio di garanzia dell’indagato. Con il giudice Angela Fantechi che, oltre a convalidare il fermo, potrebbe emettere un’ordinanza di custodia cautelare. Gli atti saranno poi trasmessi al sostituto procuratore, a Verona, Eugenia Bertini che coordina le indagini su quello che si profila sempre di più come un ennesimo femminicidio. Va però delineato il movente che ha scatenato un’aggressione così determinata. I carabinieri dicono di non credere all’ipotesi della presunta lite di alcuni giorni fa tra Impellizzeri e la moglie (la coppia ha una figlia di 8 anni) nella quale si sarebbe intromessa Chiara per difendere la donna. Non ci sono evidenze, ma si ipotizza o almeno non si esclude l’aggressione a sfondo sessuale.