In bici dal Sudafrica alla Siberia: "Fucili in faccia, pensavo di morire"

Brutta avventura per il ternano Lorenzo Barone, 24 anni, che ha trascorso una notte in prigione. "Mi hanno perquisito e sequestrato il telefono". Il ciclista ha poi ripreso il suo viaggio di 29mila chilometri

Lorenzo Barone, 24 anni, insieme a dei militari

Lorenzo Barone, 24 anni, insieme a dei militari

"Tenuto in arresto per 18 ore senza motivo in Etiopia. L’esperienza appena vissuta è stata la più brutta e spaventosa di tutte le mie avventure". E lui, Lorenzo Barone, 24 anni, di avventure se ne intende. In sella alla sua bicicletta ha affrontato i percorsi più difficili, soprattutto dal punto di vista ambientale. Ma di certo, il giovane ternano (originario di San Gemini), mai si era trovato a essere privato della libertà, con militari che impugnavano AK-47, costretto ad assistere al pestaggio di altri due detenuti. Ha temuto per la sua vita. E non lo nasconde a chi lo segue sui social nel suo viaggio in solitaria: oltre 29mila chilometri dal punto più a Sud dell’Africa al punto più a est dell’Asia. "Mentre pedalavo nel villaggio di Sheibi a 33 chilometri dal confine con il Sudan sono stato fermato da un militare che mi ha obbligato a seguirlo fino all’accampamento – racconta –. Altri militari in modo arrogante mi hanno preso la bicicletta, aperto le borse, senza trovare ovviamente nulla, pensavo quindi fosse finita lì".

E, invece, no: "Mi hanno detto che non potevo proseguire, dovevo andare ’dal boss’. Il mio pensiero è stato ’collaborano con i ribelli e adesso mi rapiscono’. Cominciavo a preoccuparmi, volevo chiamare Abyot, un ragazzo in frontiera del quale avevo il contatto ma non c’è stato nulla da fare, appena ho afferrato il telefono me lo hanno sequestrato". "Abbiamo camminato per circa un’ora sotto al sole. Quattro militari impugnavano gli AK-47 circondandomi a distanza e uno spingeva la bici – racconta ancora –. Ho pensato ’ok, è finita’. Siamo però arrivati al comando della polizia dove mi hanno ridato il cellulare e fatto sedere per terra vicino una baracca. Alla mia destra c’erano delle ragazze e donne sedute, alla mia sinistra invece una cella con dei prigionieri somali ammucchiati. Dopo un paio di ore ho chiesto se potevo ripartire, il poliziotto mi ha detto ’no’ e io gli ho chiesto ’domani?’, e lui ’chissà.. ora stai qui e dormi qui...’. Due ragazzi nella cella hanno iniziato a litigare. Il poliziotto li ha chiamati, sono usciti, li ha fatti mettere in ginocchio davanti a me e li ha frustati con un tubo di plastica".

"Cominciava a essere buio, hanno aperto la porta di un edificio e mi hanno detto di stare dentro – è ancora il racconto di Barone –. Abyot stava contattando dei comandi di polizia e uffici immigrazione per dare l’ordine di liberarmi. Voleva raggiungermi, ma l’ho fermato e gli ho detto di venire la mattina perché i poliziotti erano mezzi ubriachi e ’giocavano’ con i prigionieri. Ieri Abyot è arrivato e mi ha tirato fuori. Abbiamo caricato la bici su un minibus e siamo andati diretti alla frontiera. Il percorso in bicicletta sul percorso terrestre più lungo del mondo è stato interrotto per 33 km a causa della situazione che ho dovuto affrontare, ma sono davvero felice di essere vivo e libero". Solo venerdì, l’esperienza con i militari era stata di tutt’altro tenore: avevano invitato Lorenzo a dormire nel loro accampamento per proteggerlo e prima che ripartisse gli avevano regalato acqua e biscotti. L’Etiopia era rischiosa e lui conosceva i pericoli che avrebbe affrontato, ma non si è fatto spaventare. Oggi Lorenzo risalirà in bicicletta. Il suo viaggio da record lo aspetta ancora.