In bermuda sul ghiacciaio, l’ira dei soccorritori

Monte Rosa, l’escursionista immortalato a 4mila metri come se fosse al mare. "Mai scherzare con la montagna, si rischia di morire"

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di Federico Magni

"Se tutti sapessero il terrore che si prova quando si viene inghiottiti da un crepaccio e la fatica immane che serve per uscirne vivi non si vedrebbero più persone a spasso per i ghiacciai con i pantaloni corti e le scarpe da ginnastica", commentano gli uomini del soccorso alpino. Uno degli effetti dell’iper frequentazione delle montagne in questo periodo è il carosello di escursionisti scarsamente, o per nulla, equipaggiati lungo percorsi impegnativi in alta quota. Succede lungo le vie normali del Monte Bianco, sul Monte Rosa e sulle più accessibili montagne delle Alpi. È accaduto anche ieri sulla via normale del Breithorn, uno dei quattromila più frequentati, dove un escursionista si aggirava sul ghiacciaio in bermuda, felpa e scarpe basse.

L’ennesimo caso ha fatto sobbalzare gli uomini del soccorso alpino che dopo i vari lockdown sono alle prese ora con un numero altissimo di interventi in quota, spesso per prestare soccorso a persone che non hanno assolutamente idea dell’imprevedibilità dell’ambiente in cui si trovavano. "In caso di caduta in un crepaccio questa persona ha pochissime possibilità di sopravvivenza – ha commentato il direttore del soccorso alpino valdostano Paolo Comune –. Purtroppo nonostante i numerosi appelli alla prudenza, questi comportamenti sono molto frequenti". E in effetti il campionario è molto ampio. Non solo nessuna conoscenza di ramponi, piccozza e tecniche di autoassicurazione o di progressione in ambienti severi come quelli che si trovano oltre i quattromila metri, c’è chi addirittura è stato avvistato in quota con stivali da pescatore ai piedi.

"Purtroppo è un fenomeno esponenziale – continua Danilo Barbisotti, punto di riferimento del Soccorso alpino lombardo, da anni impegnato nella formazione e nella prevenzione degli incidenti in montagna con iniziative che hanno permesso a tante persone di avvicinarsi con sicurezza all’ambiente alpino –. Da 910mila interventi siamo passati a 1112mila. Dopo il lockdown andiamo spesso in soccorso di persone che non hanno alcuna conoscenza della montagna. Scambiano l’escursione in quota per una gita al mare senza nessuna informazione sulla condizioni meteo, sul percorso da seguire. Anche andare a prenderli non è sempre facile. Richiamo parecchio. L’escursionista sul Breithorn non indossava nemmeno l’imbrago. Se fosse finito dentro un crepaccio un eventuale intervento di recupero sarebbe stato molto complicato. Se si vuole andare in montagna, frequentare le cime più alte bisogna conoscere a cosa si va incontro. Si possono frequentare i corsi del Cai che sono sempre aperti a tutti. Ci sono le guide alpine se si vuole scalare in sicurezza".

Il Soccorso alpino valdostano ha diffuso un appello a tutti gli escursionisti dopo quello che è accaduto sul Breithorn. "La montagna è un luogo straordinario, ma non è un parco cittadino o una spiaggia di sabbia. Rispettiamola. Il primo modo per rispettarla è quello di viverla con prudenza, ben attrezzati e consapevoli dei propri limiti senza aver paura di saper rinunciare".