Venerdì 11 Luglio 2025
FILIPPO BONI
Cronaca

In 524mila per la Maturità. La notte d’ansia prima degli esami

"Non c’è uomo che abbia imparato senza dolore". La mattina del compito di italiano dell’esame di Stato 1999 partii da...

Un gruppo di studenti si prepara per la prima prova dell’esame di Maturità

Un gruppo di studenti si prepara per la prima prova dell’esame di Maturità

"Non c’è uomo che abbia imparato senza dolore".

La mattina del compito di italiano dell’esame di Stato 1999 partii da casa con un biglietto nella tasca dei jeans. Una frase di Platone.

Un dono dei miei genitori, in un tempo fragile e difficile. Lo portavo con me come un talismano.

Non avevo chiuso occhio. All’alba, con lo stomaco vuoto e il cuore in tempesta, mi ritrovai davanti al portone scuro del mio Liceo Classico. Prima di entrare, mi voltai verso il mio compagno di banco. Nei suoi occhi lessi una malinconia nuova e senza fine.

"Finiti gli esami ci perderemo di vista. Ci sparpaglieremo come foglie dello stesso albero, trascinate dal vento in una strada d’autunno", mi sussurrò.

"Non ci perderemo mai", gli risposi, deciso. Ma mentre abbassavo lo sguardo, sentii qualcosa sgretolarsi dentro per sempre.

L’esame che da oggi affronteranno centinaia di migliaia di ragazzi non è solo un esercizio di logica o memoria.

Il suo vero segreto è altrove.

È nella catarsi silenziosa che si compie, come in un antico rito, dentro ogni ragazzo.

È un passaggio.

Un addio.

Una rinascita.

È il momento in cui impari, per la prima volta, a stare da solo sull’altra riva del fiume.

E capisci che la vita non aspetta.

Che da lì in poi si va avanti, senza più appigli.

Qualche settimana fa, in un istituto di Trieste, chiesi a una classe se si sentisse pronta per l’esame. Il primo ragazzo abbassò lo sguardo, e gli occhi si fecero lucidi.

A fine incontro, una compagna si avvicinò in silenzio: "I genitori di Matteo sono morti da poco".

Uscendo, lo rividi. Avrei voluto raccontargli del mio biglietto, delle notti insonni, del portone scuro. Ma non dissi nulla. Lo abbracciai forte.

Quando ci staccammo, vidi un tatuaggio sul suo braccio:

"Non c’è uomo che abbia imparato senza dolore".

Ci guardammo.

Lui, l’esame, l’aveva già superato.