In 100mila sui social per i video della baby gang

Milano, misure cautelari per sei 16enni. Filmavano i pestaggi ad altri ragazzini (anche a scuola) e poi pubblicavano tutto su Telegram

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di Nicola Palma

e Roberta Rampini

"Vai, seccalo, spaccalo. Vai a ginocchiate in faccia". Primo pomeriggio del 6 ottobre scorso, all’esterno del centro di formazione professionale "Fondazione Clerici" di Rho, hinterland nord-ovest di Milano. Va in scena l’agguato a favor di smartphone: il sedicenne Claudio (nome di fantasia), preso di mira dai bulli perché affetto da un disturbo di iperattività, viene investito da una raffica di calci, pugni e gomitate. A picchiarlo è un compagno di scuola che lo tormenta da un anno, incitato da un coetaneo che sta riprendendo tutto col cellulare: "Piglia un sasso e spaccaglielo in testa", incalza come fosse a bordo ring, mentre sta realizzando un video da gettare in pasto alle decine di migliaia di iscritti di una chat. Il raid va avanti per diversi interminabili secondi, fin quando le urla disperate di una ragazza mettono in fuga gli aggressori. Quel giorno, Claudio, dimesso dal pronto soccorso con una prognosi di 7 giorni, cerca una via d’uscita e si presenta coi genitori alla stazione dei carabinieri di Cornaredo per denunciare. Parte in quel momento l’inchiesta che nei giorni scorsi ha portato la gip del tribunale per i minorenni Marina Zelante a emettere sei provvedimenti cautelari nei confronti di altrettanti alunni dell’istituto, tutti residenti in provincia.

Il presunto autore del pestaggio, già espulso dalla scuola, è stato affidato a una comunità, dalla quale potrà uscire solo per partecipare ad attività autorizzate; l’amico che ha girato il video, solo sospeso, è stato sottoposto alla misura della permanenza in casa con divieto di incontrare persone estranee alla famiglia e di contattarle con telefono o computer. Gli altri quattro, accusati di aver molestato e minacciato a più riprese Claudio e un altro compagno di classe, non potranno uscire tra le 22 e le 6, dovranno tenere un comportamento corretto in aula e frequentare i colloqui periodici con gli specialisti dei servizi sociali.

Nel suo racconto, il sedicenne retrodata l’inizio del tunnel ai primi giorni di settembre del 2020, mette in fila tutti gli episodi avvenuti e riferisce che le angherie sono proseguite anche dopo le rassicurazioni arrivate alla madre dai docenti nel precedente anno scolastico. In un’occasione, spiega agli investigatori, uno dei sei persecutori lo avrebbe afferrato per il collo dicendogli: "Io quelli come te me li mangio a colazione". E ancora: sberle e cazzotti alla schiena alla minima reazione e insulti ("Figlio di p.", "Handicappato") tra le risate degli altri.

Non basta. Claudio fa sapere ai militari di non essere l’unica vittima del "branco", e che c’è un altro sedicenne, pure lui di quella classe, che ha subìto lo stesso trattamento: è stato aggredito in aula ai primi di giugno del 2021 dallo stesso studente espulso che non si è fermato neppure davanti all’intervento del prof presente in aula. Sentito dagli investigatori, il ragazzo conferma e dice di aver provato "rabbia e vergogna" perché il video registrato quel giorno è stato visualizzato da 100mila utenti sul solito gruppo Telegram "Risse italiane". "Appena ho visto il video della brutale aggressione – fa sapere la dirigente scolastica Patrizia Cutrignelli – sono intervenuta immediatamente con l’espulsione dello studente responsabile e la sospensione del compagno di classe che aveva fatto la ripresa".