Imprenditore scomparso Al setaccio l’ex fonderia

Udienza a Marcheno dei giudici dell’Assise. La vedova di Mario Bozzoli. "Speriamo nella giustizia"

BRESCIA

Corte d’Assise in trasferta a Marcheno, ieri, per un sopralluogo nella fonderia dei misteri, da cui l’8 ottobre 2015 sparì Mario Bozzoli. La Procura è convinta che l’imprenditore sia stato ucciso dal nipote, Giacomo, sotto processo per omicidio premeditato e distruzione di cadavere. Il presidente, Roberto Spanò, voleva misurare a occhio gli spazi che inghiottirono il cinquantenne, di cui non si è più saputo nulla dopo che alle 19.13 chiamò la moglie: "Mi cambio e arrivo". I suoi vestiti puliti rimasero nello spogliatoio, la Bmw X5 nel piazzale. Alle 9.45 il bus con a bordo i giudici ha varcato l’ingresso della fabbrica, di una nuova proprietà che a seguito del fallimento vi ha avviato su una porzione di area una produzione di mulini industriali. La ex Bozzoli srl è un gigante incuneato tra le montagne della Valtrompia e altre fabbriche da cui arriva il frastuono della lavorazione dei metalli, ormai preceduto da un’insegna vuota, solo neon e fili staccati. Sopra la fonderia, ecco l’appartamento giallo in cui allora viveva Alex Bozzoli – fratello dell’imputato – con la famiglia, del quale sono rimasti solo i nomi sui citofoni. Con i giudici, hanno varcato il cancello scorrevole le parti: Giacomo con gli avvocati Frattini, la moglie di Mario, Irene Zubani ("Il sopralluogo è un momento particolare, speriamo aiuti a trovare la verità") sotto braccio della cognata Vittoria con gli avvocati Barzellotti, il fratello di Mario, Adelio, padre dell’imputato e co-titolare della fonderia. I legali dell’associazione Penelope per le persone scomparse – tra le parti civili – tra cui l’avvocato Nicodemo Gentile. E ancora, il procuratore generale Luciano Rispoli con l’aggiunto Silvio Bonfigli e il pg Marco Martani, che hanno indagato per quasi cinque anni, carabinieri, Scientifica, consulenti. Uno sciame di oltre trenta persone che si è mosso per due ore mezza tra piazzali, spogliatoi, uffici, capannoni, area dei due forni – l’accusa esclude vi sia stato buttato l’imprenditore, attualmente spenti – sulle tracce degli ipotetici ultimi movimenti di Mario, sparito tra il magazzino dei rottami e lo spogliatoio dei dirigenti. Il presunto luogo del delitto. Poi è stato ricostruito il giro effettuato dai cani molecolari in fase di indagine, sempre rimasti dentro il perimetro della fabbrica nonostante un cancellino sul retro permetta di accedere a un camminamento tra le frasche lungo il Mella - la difesa non esclude l’allontanamento volontario di Mario per questa via – ma anche la presunta uscita della Porsche Cayenne di Giacomo, che ha fornito chiarimenti sul posteggio dell’auto. L’auto su cui si ritiene sia uscito il cadavere.

Beatrice Raspa