Imprenditore in cella per abusi Ora è indagato per bancarotta

Fallita la società di Di Fazio "Debiti con enti pubblici, mascherine non consegnate per 200mila euro"

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Spunta un’altra contestazione a carico dell’imprenditore del settore farmaceutico Antonio Di Fazio (nella foto), 50 anni, in carcere dallo scorso maggio per aver stuprato, nel suo appartamento di lusso in centro a Milano, una studentessa di 21 anni, dopo averla resa incosciente con dosi massicce di benzodiazepine per poi fotografarla. Oltre ad essere accusato di altre violenze che avrebbe messo in atto con lo stesso "schema", il manager 50enne è indagato anche per bancarotta fraudolenta per il crac di una delle sue società in una tranche d’indagine sulle sue movimentazioni finanziarie. La nuova accusa è venuta a galla dopo che nei giorni scorsi, su richiesta della Procura di Milano, è stata dichiarata fallita, per debiti "erariali e previdenziali" da oltre mezzo milione di euro, la Industria Farmaceutica Italiana (Ifai) srl, di cui Di Fazio risultava "amministratore di fatto". Una ventina di giorni fa l’imprenditore è stato mandato a processo con rito immediato sulla 21ene, attirata nell’appartamento col pretesto di uno stage formativo alla Global Farma. Società creata lo scorso aprile, nata dalle ceneri della Ifai, fallita a fine luglio. Il processo è fissato per il 16 novembre (a settembre, però, Di Fazio avrà la possibilità di chiedere il rito abbreviato). Secondo le indagini, tuttavia, anche altre 4 giovani avrebbero subito abusi in modi simili, tanto che nel telefono e nei dispositivi informatici del manager gli investigatori hanno rintracciato una "galleria di orrori". Gli inquirenti hanno riaperto le indagini sul caso dell’ex moglie dell’imprenditore che sarebbe stata oggetto di maltrattamenti e di un tentato omicidio. Su tutti questi episodi sono ancora in corso gli accertamenti e si stanno approfondendo sospetti legami di Di Fazio con ambienti della ‘ndrangheta. Nel frattempo, in un altro filone Di Fazio è accusato di bancarotta per il buco nelle casse della Ifai che avrebbe avuto anche debiti con enti pubblici. Tra gli episodi al vaglio pure una presunta mancata consegna di mascherine per un valore di circa 200mila euro ad un’azienda sanitaria piemontese.

red. int