Sci e Covid: scontro Governo-Regioni sugli impianti sciistici aperti

Approvate le linee guida per l'utilizzo degli impianti durante la conferenza delle Regioni. Ma Boccia: "Non ci sono le condizioni per riaprire". Toti (Liguria): "Stop danno irreversibile". Zaia (Veneto): "Suicidio piste chiuse". Cirio (Piemonte): "Necessario trovare equilibrio". L'appello di Tomba: "Nessun problema impianti con accorgimenti"

Sci e Covid, dubbi sulla riapertura degli impianti (Ansa)

Sci e Covid, dubbi sulla riapertura degli impianti (Ansa)

Roma, 23 novembre 2020 - Con l'avvicinarsi delle feste natalizie il ministro della Salute, Roberto Speranza, frena sull'ipotesi di libero movimento: sì agli spostamenti a Natale, ma solo se tutte le regioni diventeranno gialle. Rimane invece ancora un nodo da scogliere lo stop agli impianti sciistici, su cui è scontro tra Governo e Regioni. Il Governo, infatti, sarebbe orientato a non aprire gli impianti, confermando le misure restrittive nel prossimo Dpcm, e il ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia, su RaiUno, ha dichiarato che si ritornerà sulla neve "quando ci saranno le condizioni per riaprire, oggi non ci sono. Valuteremo nel prossimo Dpcm se ci saranno le condizioni e per fare cosa". Ma i governatori e gli assessori delle regioni alpine hanno chiesto di rivedere questa scelta che "metterebbe in crisi un intero sistema dal notevole indotto economico, lavorativo e sociale per l'intero Paese".

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Nel corso della Conferenza delle Regioni, intanto, sono state approvate le linee guida per l'utilizzo degli impianti di risalita nelle stazioni e nei comprensori sciistici, da parte degli sciatori amatoriali. "E' un documento che inviamo al Governo come contributo propositivo - ha spiegato il vicepresidente della Conferenza, Giovanni Toti (Presidente Liguria) - per non compromettere la stagione sciistica e per non creare un danno irreversibile all'economia della montagna dei nostri territori". Aver approvato le linee guida, ha spiegato Luca Zaia, presidente del Veneto, "non vuol dire che abbiamo segnato un gol", ma "adesso ci sarà il confronto con il Cts e il governo, la deadline sarà poi il 3 dicembre con la scadenza del Dpcm, data che arriva a pochi giorni dall'8 dicembre, tradizionale giorno di apertura della stagione sciistica". Se per Zaia "una stagione senza sci per la nostra montagna sarebbe un suicidio", il presidente del Piemonte, Alberto Cirio, ha chiesto di trovare un punto di equilibrio, come quello di chiudere bar e ristoranti sulle piste. 

Anche il governo francese, nel frattempo, ha fatto sapere che una decisione sull'apertura degli impianti di sci a Natale sarà adottata "entro i prossimi 10 giorni". Mentre in Svizzera "non vi è un divieto alla pratica dello sci. Ma i responsabili delle stazioni sciistiche devono sottoporre un concetto di protezione e spetta ai cantoni approvarlo, assicurarsi che sia valido e rispettato", ha spiegato il portavoce dell'Ufficio federale della sanità pubblica, Daniel Dauwalder. Sulle piste e nei dintorni ci saranno regole più severe, rispetto alle scorse stagioni: si tratta di garantire le distanze, le misure di igiene e l'obbligo di indossare la mascherina in alcune circostanze. 

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Cirio: "Evitare effetto agosto"

"Il turismo invernale della montagna è un pezzo fondamentale della nostra economia però prima viene la salute. Per questo credo si tratti di cercare il buonsenso, cioè di verificare se esiste la possibilità di permettere alle attività sciistiche di funzionare pur nel rispetto prioritario delle condizioni di salute". E' quanto ha dichiarato Alberto Cirio, su Rai News. Per il governatore del Piemonte, dunque, occorrerà valutare se "c'è un punto di confine che possiamo percorrere insieme al governo, che vi permetta da una parte di riaprire e dall'altra parte di evitare l'effetto di agosto. Noi vogliamo vivere il Natale, ma se pensiamo di farlo come abbiamo vissuto il Ferragosto ci sbagliamo di grosso, perché una terza ondata ma soprattutto un terzo lockdown non possiamo permettercelo". Il presidente del Piemonte chiede quindi di "lavorare con grande prudenza e attenzione trovando punti di equilibrio, all'estero li stanno trovando, in alcune realtà dicono 'si apre solo lo sci e si chiude tutto il resto', cioè il pre sci, la baita, il ristorante, il bar, ma lo sci è uno sport e lo di può fare in sicurezza. Questo è il lavoro che dobbiamo fare con il governo nelle prossime ore".

Lavevaz: "Riapertura in sicurezza"

Anche per il governatore della Valle D'Aosta, Erik Lavevaz, l'obiettivo deve essere quello di arrivare ad una riapertura in sicurezza degli impianti di sci. "Oggi all'interno della Conferenza delle Regioni è stata ribadita, e non soltanto dalle Regioni di montagna, l'importanza del settore degli impianti a fune e di tutto mondo economico della neve - ha spiegato -. Dobbiamo arrivare ad una sintesi con il Governo per garantire la sicurezza di sciatori e operatori e per determinare quali possano essere le migliori modalità e tempistiche per l'avvio della stagione, partendo dal presupposto che per regioni come la Valle d'Aosta l'inverno è uno dei momenti di maggiore attivita', per tutto il nostro sistema economico".

Zaia: "Stagione senza sci un suicidio"

"Nel rinnovo del dpcm del 3 dicembre sembra si vogliano bloccare le piste da sci", ha dichiarato il presidente del Veneto Luca Zaia. Ma, ha spiegato, "noi comunque le linee guida per gli impianti sciistici le abbiamo fatte nel rispetto della salute pubblica e di una economia, che senza lo sci sarebbe messa a dura prova. Noi vorremmo che ci fosse un coordinamento europeo, perché chiudere Arabba o Cortina e pensare che nell'altro versante delle montagna si scia tranquillamente sarebbe difficilmente giustificabile". "Di sicuro - ha concluso - una stagione senza sci per la nostra montagna sarebbe un suicidio". Avere le linee guida "non vuol dire che abbiamo segnato un gol - ha ammesso Zaia -, diciamo che in via preventiva troviamo assurdo non avere le linee guida, perchè semmai decidessero di aprire noi comunque le abbiamo fatte", ha spiegato, sottolineando che "le linee guida prevedono misure per evitare gli assembramenti, le code con contingentamento agli ingressi degli impianti ". "Adesso ci sarà il confronto con il Cts e il governo, la dead line sarà poi il 3 dicembre con la scadenza del Dpcm , data che arriva a pochi giorni dall'8 dicembre tradizionale giorno di apertura della stagione sciistica ", ha sottolineato. 

Toti: "Stop danno irreversibile"

Un "contributo propositivo" al governo "per non compromettere la stagione sciistica e per non creare un danno irreversibile all'economia della montagna dei nostri territori". Lo dice il vicepresidente della Conferenza delle Regioni, Giovanni Toti, dopo l'approvazione da parte dei presidenti delle linee guida sullo sci. L'auspicio, prosegue Toti, "è che, come accaduto in precedenza, il Governo voglia condividere con le Regioni i necessari approfondimenti sul piano della collaborazione istituzionale nell'interesse dei cittadini, del tessuto socioeconomico del Paese e nel rispetto delle necessarie regole di prevenzione".

Assessori Regioni alpine: "Aprire impianti anche a sciatori amatoriali"

Aprire gli impianti di sci anche agli sciatori amatoriali, seguendo i protocolli di sicurezza approvati dalla Conferenza delle Regioni. E' quanto chiedono in una nota congiunta al governo gli assessori allo Sport e al Turismo delle regioni alpine. "Pur con la piena consapevolezza delle difficoltà e delle incertezze dettate da questo difficile momento - scrivono gli assessori - tutto il sistema turistico sta lavorando alacremente per un avvio in sicurezza della stagione invernale, con il coordinamento degli Assessori agli impianti a fune di Val d'Aosta, Piemonte, Lombardia, Provincia di Trento, Provincia di Bolzano, Veneto e Friuli Venezia Giulia". Il governo sarebbe orientato a non aprire gli impianti, confermando le misure restrittive nel prossimo Dpcm, ma gli assessori delle regioni alpine chiedono di rivedere questa scelta "che metterebbe in crisi un intero sistema, che porta un notevole indotto economico, lavorativo e sociale".  

"Siamo tutti ben coscienti delle difficoltà del momento - evidenziano gli assessori agli impianti a fune delle regioni alpine -, ma vogliamo e dobbiamo guardare al futuro con atteggiamento positivo, consapevoli soprattutto dell'importanza che l'industria dello sci ricopre per l'economia italiana. Grazie all'approvazione delle linee guida per gli impianti sciistici potremo garantire un avvio in sicurezza della stagione invernale".  

Sono molte, ricordano gli assessori, le realtà imprenditoriali - tra cui scuole di sci, noleggi, aziende di trasporto, hotel e ospitalità in genere, ecc. - che aspettano risposte per programmare la stagione invernale, e tutte che stanno partecipando al grande lavoro di preparazione e messa a punto degli standard di sicurezza per sciatori e addetti.  "Anche per incoraggiare chi è impegnato in questo sforzo, oltre che per sollecitare il Governo, le Regioni dell'arco alpino intendono dare un segnale concreto all'intero sistema economico condividendo la necessità di darsi una data comune per l'avvio della stagione bianca, tenuto conto del quadro sanitario che andrà a delinearsi nelle prossime settimane". Di seguito gli assessori che hanno firmato l'appello: Martina Cambiaghi (assessore allo Sport e Giovani della Regione Lombardia), Daniel Alfreider (vicepresidente della Provincia Autonoma di Bolzano), Luigi Giovanni Bertschy (vicepresidente  della Regione Val d'Aosta), Sergio Bini (assessore al Turismo della Regione Friuli Venezia Giulia), Federico Caner (assessore al Turismo della Regione Veneto), Roberto Failoni (assessore al Turismo della Provincia Autonoma di Trento) e Fabrizio Ricca (assessore allo Sport della Regione Piemonte).

Appello di Tomba

Alberto Tomba non ha dubbi: "Lo sci è per eccellenza sport all'aperto e individuale: in più, visto come ci si veste quando si va a sciare, non è davvero un problema di mascherine, perché già ora si usano normalmente protezioni della bocca e del viso. E sciando neppure c'è un problema di distanziamento". Suona come un appello alla riapertura degli impianti quello del più famoso campione azzurro dello sci, secondo il quale "le piste dovrebbero dunque essere aperte, anche se ci sono ovviamente degli accorgimenti da prendere". "Per gli impianti non vedo però problemi particolari - aggiunge Tomba -: dove c'è un seggiovia a due o tre posti si va da soli, se è da cinque si va in tre. E si possono benissimo diminuire e segnare anche i posti sulle cabinovie: non c'è dunque problema a mantenere il distanziamento sugli impianti". "Il problema è semmai - conclude - quello dell'opres ski e dei rifugi dove si va a bere e mangiare qualcosa dopo una sciata, ma anche in questo caso, come avviene nei ristoranti, si può limitare gli accessi, con mascherina e distanziamento obbligatori". 

Roda (Fisi): "Strada impercorribile"

"Non aprire gli impianti pubblico adesso credo che sia una strada impercorribile: significherebbe distruggere l'economia montana già in fortissima difficoltà, e sarebbe un tracollo irrecuperabile". Lo afferma all'Adnkronos il presidente della Federazione degli sport invernali, Flavio Roda. "Non aprire le stazioni vuol dire che si blocca tutto, non rimane assolutamente niente: alberghi,maestri di sci, tutti gli stagionali, l'intero indotto della montagna. Bisogna giustamente avere tutti gli accorgimenti del caso, con la salute non si scherza, ma fare di tutto seguendo protocolli adeguati. Lo sci ha già un distanziamento naturale - ha concluso -, bisogna solo avere accorgimenti per evitare assembramenti, e speriamo che da parte degli organi di governo ci sia un'attenzione particolare: certo prima la salute ma anche l'economia sia considerata".