Impeachment-lampo, Trump è all’angolo I dem vogliono impedirne il ritorno nel 2024

L’atto di accusa alla Camera sarà presentato nelle prossime ore. Sale ancora la tensione in America: il rischio di nuovi cortei

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di Giampaolo Pioli

L’accerchiamento si fa sempre più stretto intorno a Donald Trump. Potrebbe diventare nei prossimi giorni una tenaglia in grado di soffocarlo. Il presidente, bandito dai grandi social network, rischia di non avere più voce per comunicare con l’esterno. Il presidente uscente è ormai un leader dimezzato. Anche la sua famiglia, dal figlio Donald Jr a Ivanka, è ormai messa al bando. Se Trump vuole comunicare col Paese lo potrà fare solo con le conferenze stampa dalla Casa Bianca. In questo clima pericoloso e surreale, quasi da reality, si fa sempre più forte la pressione bipartisan affinché il tycoon si dimetta subito e lasci la presidenza al vice Mike Pence. Diventerà lui presidente per gli ultimi giorni che restano all’inaugurazione di Biden il 20 gennaio e offrirà a Trump il perdono, se ammetterà l’errore di aver istigato all’insurrezione.

Nell’ultimo messaggio video Trump, che all’improvviso aveva cambiato radicalmente i toni, ha condannato la violenza a Capitol Hill ha ammesso indirettamente la sconfitta assicurando l’ingresso ordinato di una nuova amministrazione. Ma ormai non basta più.

Domani alla Camera Nancy Pelosi introdurrà una mozione per il secondo impeachment per "istigazione all’insurrezione". Si tratta di un’accusa gravissima e difficile da smentire. I democratici hanno i numeri sufficienti per approvarla in poche ore e a loro si aggiungeranno questa volta diversi repubblicani. La risoluzione verrà trasmessa al Senato, che però ha in programma di riprendere le attività il 19 gennaio. Ma i repubblicani puntano ad andare oltre il 20, quando Biden sarà presidente e ci sarà una maggioranza democratica – a cui toccherà gesitre il dossier – alla camera alta, anche se serviranno comunque i due terzi per approvare la mozione che può portare all’interdizione permanente dai pubblici uffici. Trump rischia quindi di non potersi ricandidare nel 2024.

In queste ore il tycoon non sembra parlare più come presidente degli Stati Uniti, ma come il leader di un movimento che potrebbe diventare clandestino e violento e che sta pianificando nuovi attacchi per il 17 gennaio e il 20, giorno dell’inaugurazione, alla quale il presidente ha già detto che non parteciperà.

La Casa Bianca è in fiamme. Oltre 100 diplomatici Usa hanno scritto nel sito del ministero degli esteri "dissent", per deplorare sia il comportamento del presidente che quello del segretario di Stato Pompeo al quale ricordano: "Così come si deplorano i capi di Stato violenti in tutto il mondo, dalla Cina alla Russia dall’Iran alla Corea del Nord, il dipartimento di Stato avrebbe dovuto menzionare per nome il presidente Trump per il suo atto. È essenziale comunicare al mondo che nel nostro sistema, nessuno, neppure il presidente, è al di sopra della legge".

Cresce col passare delle ore l’invito bipartisan a dimettersi. Trump non comunica col vicepresidente Pence dal momento dell’insurrezione. L’Fbi continua ad arrestare i volti più noti della rivolta che il presidente ha istigato e che ha causato 5 morti. Ieri sono finiti in manette l’uomo vestito da vichingo, Jake Angeli, catturato in Arizona ("Sono orgoglioso di tutto quello che ho fatto", ha detto poco prima del fermo); che era stato ribattezzato lo sciamano di Capitol Hill e il suprematista di destra Adam Johnson in Florida, che aveva rubato il podio di Nancy Pelosi. L’Fbi inoltre ha arrestato in Texas Larry Rendall, che durante l’assalto indossava una tuta paramilitare un giubbotto anti proiettile e aveva in tasca 5 manette di plastica. "Le ho trovate per terra", ha detto. Ma gli investigatori sospettano che fosse in atto anche un tentativo per prendere in ostaggio qualche deputato o senatore, se non lo stesso vicepresidente Pence.