Il virologo Clementi: "Giusto riaprire il Paese, i contagi non saliranno. Il 30% è immune"

Il coprifuoco alle 22? "La scelta è stata politica: sotto il profilo sanitario farlo slittare di un’ora non cambiava niente"

Massimo Clementi

Massimo Clementi

Larga parte dell’Italia oggi torna gialla, bar e ristoranti possono servire i clienti al tavolo sia a pranzo, sia a cena, purché all’aperto. C’è il rischio di prestare il fianco a una risalita della curva dei contagi?

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"Quantomeno nell’immediato mi sento di escludere questa eventualità – risponde Massimo Clementi, professore ordinario di Microbiologia e Virologia all’Università San Raffaele di Milano –. Bisognerà ovviamente monitorare la situazione epidemiologica, attenersi alle restrizioni, ma serviva coraggio, non si poteva non riaprire progressivamente il Paese. Eravamo a un punto che si stava rischiando un problema diverso. Di tipo sociale più che sanitario".

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Lei predica equilibrio, resta il fatto che il 30% degli italiani, fra guariti, vaccinati con una prima dose o immunizzati, ha già sviluppato gli anticorpi contro l’infezione. Questo è un gran volano per il futuro?

"Concordo con quel dato e sono convinto che ora il virus abbia maggiori difficoltà a circolare e a seminare la malattia tra la popolazione. Dalla nostra abbiamo anche il fatto che stiamo andando verso l’estate e il Sars-Cov2 è stato dimostrato che non ama il caldo e soprattutto odia i raggi ultravioletti".

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Rispetto a dodici mesi fa abbiamo anche un’arma in più: i vaccini.

"Constato con piacere che la campagna vaccinale in questi ultimi giorni sta conoscendo una consistente accelerazione. Ritengo comunque sia bene seguire il modello britannico, cercando di dare priorità alla protezione di anziani e fragili già con una prima iniezione. Per i richiami c’è tempo".

Troppo poco aver immunizzato un over 80 su due?

"Sì, si può e occorre fare di meglio. Per non correre rischi a settembre, dobbiamo passare dall’attuale 30% alla metà della popolazione in qualche modo protetta dal virus".

Se nel breve termine non si vedono rischi particolari di un rialzo della curva dei contagi, potevamo far scattare il coprifuoco alle 23?

"Quella presa dal governo è una decisione più politica che sanitaria. Da quest’ultimo punto di vista un’ora in più o una in meno non cambiava nulla".

Concorda con chi chiede di abolire per gli immunizzati l’obbligo d’indossare la mascherina all’aperto?

"Sì, la ritengo anche una soluzione utile ad incentivare le vaccinazioni. Chi oggi non si vuole vaccinare non è per forza un no-Vax. Tante persone non hanno avuto un’adeguata informazione e vanno incoraggiate a vaccinarsi. A settembre si potrebbero anche aprire stadi e palazzetti dello sport a chi ha ricevuto entrambe le somministrazioni".