Green Pass, Draghi apre sugli sconti ai tamponi

Scatta l’obbligo di Green pass per i lavoratori. Il governo non pagherà i test, ma potrebbe tagliarne ancora il prezzo

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È arrivato il Green pass day, con il suo carico di dubbi e tensioni. Il dipartimento di pubblica sicurezza del Viminale suona l’allarme: c’è il rischio di attacchi a obiettivi esposti e di scontri tra opposti estremismi. Probabilmente esagera un po’, ma la rabbia c’è davvero. E, per una volta, la grande maggioranza delle forze politiche da un lato e i sindacati dall’altro navigano sulla stessa lunghezza d’onda: bisogna disinnescare la mina. Insomma, è necessario fare qualche cosa: considerato il reiterato doppio "no" di Draghi sia a rinviare l’obbligo del passaporto vaccinale per i lavoratori sia alla gratuità dei test, l’unica strada è queIla del prezzo dei tamponi rapidi.

Green pass: cosa può succedere oggi. Dai supermercati agli autobus

I leader sindacali incontrano Draghi e il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, di buon mattino, ricevuti come capita raramente nello studio del premier. Maurizio Landini (Cgil) va giù secco: bisogna prevedere un abbassamento dei costi. Il premier non sbarra la porta: "Ci stiamo pensando". I leader sindacali hanno pronta una proposta precisa: credito d’imposta per le imprese che si accollano questa spesa. "Si possono fare ulteriori detrazioni rispetto al credito al 30% attualmente a disposizione delle aziende per gli esborsi per le misure di prevenzione anti-Covid", chiosa Bombardieri (Uil). "Valuteremo", replica Draghi.

Sottolineando, comunque, che il beneficio fiscale non potrà coprire l’intero costo del tampone, di cui il governo non vuole farsi carico. Ma Confindustria e Confcommercio alzano le barricate: "Se qualche azienda vuole pagare i tamponi, nulla da eccepire, ma l’obbligatorietà è fuori discussione", dicono all’unisono industriali e commercianti.

In realtà, diversi tra loro hanno già deciso di muoversi in quella direzione. Ma il rischio, come nota un dirigente sindacale, è che "ognuno faccia come gli pare". Più che un rischio, una certezza. Questo però non chiude la questione, resta la possibilità di limitarsi a uno sconto, ed è su questo che insistono le forze politiche con toni diversi. Il Pd è più tiepido: "Non è possibile che una minoranza che non si vuole vaccinare detti legge", bacchetta severo Letta. Ma il semaforo è verde: "Siamo favorevoli a qualsiasi misura possa abbassare la tensione". Molto più deciso Conte: "Il prezzo dei tamponi va abbassato". Di Salvini quasi inutile parlare. "Niente test gratuiti? Calmierare i prezzi è l’unica soluzione: aiutiamo chi vuole lavorare".

Il governo ci sta pensando sul serio. L’ipotesi di abbassare il prezzo attualmente a 15 euro è realistica. Ci si arriverà certamente. Non subito, però, per motivi politici e di immagine. Farlo ora, potrebbe suonare come vittoria della piazza di sabato scorso, o come cedimento alle minacce dei portuali. Su quel fronte, Draghi sembra irremovibile: la richiesta dei triestini di ieri, spostare di 15 giorni l’entrata in vigore dell’obbligo, è stata respinta al mittente. Per il momento è esclusa anche un’ipotesi che nei giorni scorsi molti davano per quasi certa: la possibilità di ottenere il Green pass per i vaccinati con lo Sputnik o con il vaccino cinese. Passaggio importante per i camionisti, la categoria più battagliera dopo i portuali. Per ora è impossibile, fa sapere il Ministero delle infrastrutture. I camionisti potranno entrare nel Paese, restando a bordo del mezzo durante le operazioni di carico e scarico. In serata, però, il presidente dell’Aifa, Magrini, introduce una nota d’ottimismo: "Credo che ci sarà un’evoluzione favorevole per i vaccini non riconosciuti attualmente dall’Europa in base a un accordo di reciprocità tra gli Stati". Se a firmare l’accordo fosse l’Unione, almeno questo nodo sarebbe sciolto.

A destare preoccupazioni non ci sono però solo le tensioni politiche e sociali. Il problema più grosso rischia di essere quello organizzativo. Di punti interrogativo ne rimangono parecchi, e Donatella Prampolini, vicepresidente di Confcommercio, ne riassume qualcuno: "Chi controlla i lavoratori esterni quando entrano nelle aree di pertinenza di un’azienda? Come si possono far combaciare gli orari di lavoro e gli appuntamenti per fare il tampone? Quanto peserà sulla produttività aziendale la necessità di utilizzare alcuni dipendenti per scaricare le merci dei trasportatori senza certificato?". La vigilia è così. Se il Green pass sui posti di lavoro sarà davvero una tempesta lo scopriremo a partire da oggi.