Sabato 20 Aprile 2024

Il video di Grillo spacca il Palazzo Conte si defila: lo capisco, però...

Scende in campo anche la moglie del capo M5s: "I filmati dimostrano che il nostro Ciro è innocente"

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di Elena G. Polidori

Il caso Grillo irrompe in Parlamento, in un day after ancora più burrascoso della tempesta provocata dal video del fondatore del M5s in difesa del figlio Ciro. Ieri, a uscire allo scoperto nel segno della linea di difesa familiare, è stata la moglie di Beppe, Parvin Tadjik-Grillo ("C’è un video che testimonia la sua innocenza", ha scritto in un tweet). Lo stesso video sarà portato in Procura da Giulia Bongiorno, legale della famiglia della vittima, perché a suo avviso è "una prova a carico che documenta una mentalità dell’eufemizzazione, spesso usata dagli uomini, per giustificarsi quando sono imputati". La famiglia della vittima, racconta l’avvocato, si dice "totalmente distrutta".

La battaglia legale è ancora tutta da combattere, mentre la questione del video di Grillo e della sua invettiva, è diventata un caso politico che, alla fine di una giornata di polemiche, ha convinto il leader in pectore grillino, Giuseppe Conte, a rompere il silenzio imbarazzato dei 5Stelle e a difendere, seppur tra mille distinguo, il "cuore infranto" dell’Elevato. Con lo scopo, evidente, di tutelare il Movimento dallo tsunami della “vergogna“ politica e di non umiliare Grillo: "Ho avuto modo di parlare con Beppe in più occasioni – ha esordito Conte, con parole misurate – e conosco bene la sua sensibilità su temi così delicati". L’ex premier ha parlato di un "padre sconvolto", di una famiglia "afflitta e angosciata", ma anche della necessità di "proteggere altre persone, vale a dire la giovane ragazza direttamente coinvolta nella vicenda e i suoi familiari". Su tutto, da ormai ex avvocato del popolo, Conte ha ribadito la sua fede nell’"autonomia e nel lavoro della magistratura, che devono essere sempre rispettati", un ’must’ grillino, fino a poco tempo fa, ma anche il considerare fondamentale "la lotta contro la violenza sulle donne, una battaglia che, come M5s, abbiamo sempre combattuto in prima linea, basti ricordare l’introduzione delle norme sul codice rosso".

Comprensione, dunque, ma anche una presa di distanza nella voragine di credibilità etica creata da Grillo con la sua intemerata, che ieri ha fatto irruzione nell’Aula della Camera per voce della deputata di Fratelli d’Italia Ylenia Lucaselli, proprio mentre si discuteva del nuovo decreto Covid. Lucaselli ha chiesto la convocazione immediata della conferenza dei capigruppo sul tema, proprio mentre Maria Elena Boschi rispondeva, sempre via social, alla signora Grillo: "Io non faccio il processo sui social, gentile signora. Le sentenze le decidono i magistrati, non i tweet delle mamme".

Ancor più duro Matteo Renzi: "Beppe Grillo ha fatto un video scandaloso: il dolore di un padre non giustifica l’aggressione verbale a una ragazza che denuncia violenzai". Anche Matteo Salvini è andato giù duro: "Capisco lo sfogo di un padre, ma mi permetto di dire che è disgustoso, vergognoso e imbarazzante invocare l’innocenza del figlio in base ai giorni attesi da una ragazza per denunciare uno stupro. Questo ci riporta al Medioevo". Infine, per l’azzurra Deborah Bergamini "lo sfogo disperato del padre Beppe Grillo è quanto di più deplorevole e triste abbia potuto fare il garante dei 5 Stelle". La sottosegretaria ha quindi invitato il M5s a "riflettere sul garantismo a fasi alterne". Tra i dem è invece serpeggiato grande imbarazzo per una vicenda che avrà senz’altro il suo peso nell’alleanza con i grillini. Poi, consapevoli di una situazione irrecuperabile, almeno sotto il profilo mediatico, è partito il pressing verso il M5s, arrivato dal vicesegretario, Peppe Provenzano, per accelerare "la transizione verso la guida Conte", nel nome della liberazione da zavorre politiche capaci di compromettere accordi da raggiungere sui candidati alle prossime elezioni amministrative. E tutto per colpa di un padre "sconvolto", ma soprattutto di un giustizialista pentito che tiene famiglia.