Il vescovo rosso amico di Berlinguer "Letta, fai qualcosa di sinistra"

Bettazzi, classe 1923, rievoca il carteggio con il leader storico del Pci: i vertici della Chiesa erano contrari "La spinta del Papa fiaccata dagli interessi dei tradizionalisti. Preti sposati? Bisogna che i tempi maturino"

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di Giovanni Panettiere

IVREA (Torino)

Ad un giro di boa dai cent’anni il rosso continua a piacergli. Gli strappa un sorriso, pur se sa che chi gli cuce addosso l’etichetta di ’comunista’ spesso lo fa per screditare l’uomo di Chiesa, non per elogiarlo. "In fondo pure Gesù a suo tempo veniva segnalato con... colori non ufficiali", ci scherza sopra Luigi Bettazzi, vescovo emerito di Ivrea, classe 1923, l’ultimo padre conciliare italiano ancora in vita. D’altronde, da quando nel 1963 prese parte al Vaticano II, dando la scossa all’assise citando in aula Le cinque piaghe di Rosmini, allora ancora all’indice, non ha mai smesso d’identificarsi con la sinistra di Dio, per dirla con uno dei suoi libri più apprezzati. Clamoroso fu negli anni ‘70 il carteggio pubblico con Berlinguer sul dialogo fra marxismo e cristianesimo; coraggiosa la decisione – condivisa coi vescovi Riva e Ablondi – di offrirsi alle Br in cambio della liberazione di Moro; solitario (in seno alla Cei) il suo appoggio ai Dico del governo Prodi. Al segretario del Pd, Enrico Letta, l’ex ausiliare di Bologna ancora non ha scritto, ma l’impressione è che gli tirerebbe le orecchie. Da sinistra, s’intende, nella società come nella Chiesa per la quale Bettazzi ha da poco dato alle stampe un’ultima fatica, Sognare eresie, e dentro la quale riconosce "fiaccata" la spinta propulsiva di papa Francesco.

Colpa della pandemia?

"Più che dal Covid la spinta propulsiva del Pontefice viene fiaccata da un mondo e da una Chiesa, tradizionalisti, legati al passato e ai propri interessi".

Ma se le aspettava queste resistenze persino sull’obbligo morale di vaccinarsi?

"È normale che chi pensa ai propri interessi ostacoli chi glieli insidia. Capitò così anche a Gesù".

A proposito di Bergoglio, tra impulso alla collegialità e rilancio del sacerdozio universale di tutti i fedeli, con conseguente impulso all’impegno dei laici, l’attuazione del Vaticano II sta avvenendo ora con lui?

"È vero che le due linee di azione di papa Bergoglio, la priorità data ai poveri e la sinodalità, richiamano temi del Concilio. Da un lato, quello della Chiesa dei poveri, allora oscurato per timore che sembrasse una scelta di sinistra, dall’altro, quello della collegialità che corrispondeva ad una Chiesa dove il popolo di Dio era prioritario sul clero".

Lei continua a ‘Sognare eresie’: quale è stata quella più grande?

"Direi l’inter-comunione, cioè la partecipazione attiva alla messa di un’altra comunità cristiana, diversa da quella cattolica. Questa pratica è ammessa nel caso specifico delle coppie miste".

Darebbe una grande spinta al cammino ecumenico.

"Sarebbe non il termine, ma l’inizio di un affratellamento fra le Chiese cristiane".

Che cosa le resta del carteggio con Berlinguer?

"Il ricordo che lui voleva continuare il dialogo".

Poi che cosa successe?

"Quando l’allora patriarca di Venezia, Albino Luciani, scrisse che Berlinguer poteva parlare a nome del suo partito, mentre Bettazzi non aveva alcun mandato di farlo a nome della Chiesa, feci sapere al segretario del Pci che continuare il dialogo sarebbe risultato ambiguo. Più tardi ho saputo che a Luciani quel richiamo era stato comandato dall’alto".

Oggi che cosa scriverebbe al leader attuale del centrosinistra, Enrico Letta?

"Gli scriverei di fare qualcosa veramente di sinistra: s’impegni per i più poveri e i più in difficoltà".

Restano solo sogni di tanti la presenza di un clero sposato anche nella Chiesa di rito latino e l’apertura alle donne del diaconato?

"Più che sogni sono cammini che devono maturare all’interno della Chiesa, perché decisioni intempestive non creino divisioni eccessive".

Alle soglie dei cent’anni, lei continua a sognare?

"Se questo significa pensare e lavorare per un avvenire migliore, credo sia doveroso per ogni cristiano genuino".

Come le piacerebbe essere ricordato, don Luigi?

"Mi ricordino, se credono, come un cristiano che ha cercato di capire e di vivere quanto il Signore gli chiedeva. Sia per la sua vita personale, sia per quella della società ecclesiale e umana".