Il vescovo e il dilemma del perdono "Non ho pietà per Messina Denaro"

Monsignor Mogavero ai siciliani: "Ha ucciso tanti innocenti, perfino un bambino. Basta omertà". Le indagini: usava il nome di Andrea Bonafede solo per le visite mediche, in paese ne aveva un altro

Il perdono cristiano è, a volte, difficile da praticare senza farsi domande. Senza operare dei distinguo. È ciò che emerge dalle parole del vescovo emerito di Mazara del Vallo, monsignor Domenico Mogavero, 75 anni, riferendosi a Matteo Messina Denaro: "Non è una persona per cui possiamo avere troppa pietà. È uno che ha ammazzato tanto, ha sparso tanto sangue, ha ucciso tanti innocenti, il piccolo Giuseppe Di Matteo, non credo possa pentirsi, che abbia voglia di parlare", ha tuonato il prelato,all’uscita della parrocchia Madonna di Fatima di Campobello di Mazara, a pochi passi dal vicolo San Vito, dove c’era, il covo del boss.

Mogavero da alcune settimane sta aiutando il parroco don Nicola Patti, nelle celebrazioni religiose. "Se non ci fossero state tante coperture, per affetto, per amicizia o per paura, il boss sarebbe stato arrestato prima. In questi nostri ambienti non si può dire di no non per paura ma per intimità, per una vita trascorsa insieme. Oggi ha vinto lo Stato, ora spero che tronfi la nostra gente, che esca dalla situazione di paura e finalmente possano tutti esultare", ha esortato il vescovo. "Usciamo sulle piazze ed esprimiamo la nostra soddisfazione, ma anche il nostro no alla mafia e a tutti i malavitosi", ha aggiunto, lanciando un appello: "Chi sa, parli, perché potrebbe svelare fatti che possono giovare a tante indagini. Non ci vuole tanto coraggio, ci vuole essere coerenti col proprio ministero", ha ammonito Mogavero, visibilmente emozionato. Lui, da Vescovo di Mazara del Vallo nel 2013 negò i funerali al capo mafia della zona, Mariano Agate. Quel no gli costò una polemica con la vedova di Agate che lo accusò di non aver esercitato il ruolo di pastore di anime, "e di non seguire anche solo in parte i mirabili comportamenti manifestati da giusti rappresentati della Chiesa, qual deve essere considerato, tra i diversi, padre Pino Puglisi, che ha veramente dedicato la propria vita alla fede". La famiglia Agate arrivò a chiedere al vescovo di essere "sbattezzata" in quanto non si rivedeva più nella Chiesa cattolica. Ma questa di stamattina non è la prima volta che il vescovor parla di Matteo Messina Denaro. Il nome del boss ancora latitante lo pronunciò più volte, negli anni passati, sino a invitarlo a costituirsi.

Per quanto riguarda le indagini su Messina Denaro, è emerso che in clinica, in ospedale e negli studi medici si presentava come Andrea Bonafede, ma a Campobello di Mazara, il paese in cui ha trascorso l’ultimo periodo della latitanza, il boss utilizzava un nome diverso. Un’accortezza che l’avrebbe aiutato a condurre una vita praticamente normale. Decine le abitazioni perquisite per far luce anche su complici e fiancheggiatori.